Skip to main content

Ultima puntata dei nostri Corti in Quarantena, che speriamo vi abbiano tenuto compagnia in queste complesse e a volte infinite giornate. Da tutta la redazione di AsinoVola e dallo staff di Concorto… vive le cinéma!

Negative Space – Max Porter + Ru Kuwahata
Visto da Elena Saltarelli

Questo dolcissimo cortometraggio francese di 5 minuti indaga il rapporto tra un padre e suo figlio attraverso ciò che facevano insieme, ovvero fare le valigie. L’animazione in stop-motion ripercorre il loro ordinato modo di volersi bene, ripiegando camicie e arrotolando calze, per salvare più spazio possibile. Questo rito veniva riproposto ogniqualvolta il padre si allontanava da casa per lavoro, e il figlio gli preparava i bagagli, mettendo a frutto gli insegnamenti ottenuti. Ed è così che, davanti alla bara del padre, tutto l’amore e il dolore si condensano in una piccola, semplice frase: “Look at all that wasted space.”

Manivald – Chintis Lundgren
Visto da Carlotta Magistris

Manivald della estone Chintis Lundgren è un delicato lavoro d’animazione sul dramma dell’amore. Il mondo raccontato con un tratto estetico infantile dalla regista e popolato da evanescenti animali antropomorfi, crea una totale contrapposizione con la storia narrata, che ha in sé i tratti distintivi di una vicenda drammatica presentata in tutte le sue incensurate complessità: un rapporto morboso madre figlio, l’omosessualità, un abuso emotivo a cui segue la cocente delusione amorosa. Quello che ne esce è un corto la cui cornice visiva sembra in armonia con l’ingenuo sguardo del protagonista attraverso il quale, con a tratti un’apprezzabile ironia naif e un inaspettato riferimento felliniano, viene ulteriormente messo in luce il carico sentimentale della vicenda.

Tracing Addai – Esther Niemeier
Visto da Vanessa Mangiavacca

Cosa spinge un ragazzo a raggiungere volontariamente la Siria per combattere lo Stato Islamico? È la domanda ossessiva e disperata che si pone la madre di Addai. Poco più che ventenne Addai decide di lasciare il proprio paese, la Germania, per divenire foreign fighter e sposare una causa lontana, appartenente ad una cultura opposta. Addai cerca un proprio posto all’interno di una società che non è la sua, vestendosi di un ideale lontano dalle proprie radici occidentali.
Esther Niemeier sceglie un formato ibrido, in cui le testimonianze si fondono tra loro grazie a un’animazione camaleontica. La mancanza di materiale filmato viene così sapientemente colmata con una tecnica inusuale per questo genere di documentario, ma che funziona: il rotoscoping. Ogni immagine diviene così incredibilmente concreta, cruda, seppur fittizia. Niemeier e la madre di Addai, in una simbiosi perfetta, raccontano in prima persona un fenomeno complesso, considerato ancora un tabù, che coinvolge la nostra società. Una storia intima raccontata con estrema lucidità che assume un significato universale, che descrive il dramma di una generazione perduta il cui desiderio è sentirsi chiamare eroe.

Acid Rain – Tomasz Popakul
Visto da Elena Saltarelli

Acid Rain, cortometraggio animato diretto dal regista polacco Tomek Popakul, ci parla di quant’è difficile diventare grandi e al tempo stesso innamorarsi di una persona che non fa per te. In questa narrativa schizofrenica e impreziosita da toni ascendenti e lisergici, vediamo la protagonista chiedere a uno sconosciuto di accompagnarla, dando il via a un viaggio che la condurrà a contatto con droga, degrado e violenza.
E’ molto, fin troppo facile non sapere cosa si vuole durante la delicata fase che spazia dall’adolescenza all’età adulta; e la conseguenza è che si può finire intrappolati in un vortice che noi stessi abbiamo iniziato, ma che non sappiamo come concludere, prima che le cose si mettano – molto – male.

Flowers and Bottoms – Christos Massalas
Visto da Margherita Fontana

Premiato dalla Giuria Giovani 2017 per il suo Copa Loca, Christos Massalas torna a Concorto quest’anno in veste di giurato con il suo Flowers and Bottoms (2016). Il cortometraggio di sei minuti è un gioiellino surreale e sensuale che si presenta come un florilegio di natiche e fiori. Attraverso un’atmosfera giocosa Massalas inscena uno scambio amoroso mediato dallo schermo: Flowers and Bottoms è infatti un film dentro al film offerto ad un anonimo personaggio del quale vediamo solo la nuca. Per riflettere sulla natura estetizzante dei rapporti umani nell’era post-mediale, il regista attua una scomposizione dello sguardo diretto verso questi “flowers and bottoms”, doni anonimi lanciati nell’etere. Al confine con la video-arte.

Kukushka – Dina Velikovskaya
Visto da Silvia Alberti

Da una animazione ci possiamo aspettare tante cose; ma ci stupiamo sempre quando un genere pensato per un pubblico piccolo, dà voce alle riflessioni e alle esperienze dei grandi. Kukushka è un uccello che viaggia solo, inseguendo il sole. Ne subisce un fascino tale che anche se non riesce mai a raggiungerlo, si mette in cammino ogni giorno. Cosa succede però se a viaggiare si diventa improvvisamente in due? La prospettiva cambia, senza che noi ce ne accorgiamo. Che sia la nascita di un figlio, un incontro casuale, l’unione con un altro essere: lo scopo del viaggio cambia. E chissà se sarà proprio il nuovo arrivato a trasformarsi nel nuovo sole. Una piccola perla commovente, direttamente dalla fredda Russia.

All my Happy Friends – Paul Howard Allen
Visto da Yorgos Kostianis

Avete mai avuto la sensazione che la vostra persona sui social media sembra curiosamente migliore di quella reale? In solo due brevi minuti, il film di Paul Howard Allen, davvero colpisce nel segno sull’impatto negativo dei social media sul benessere mentale.
All my Happy Friends, si concentra su Claire, una giovane donna che diventa sempre più ossessionata dalla sua immagine virtuale dopo essere stata esposta a un flusso infinito di post, spudoratamente autopromozionali, dei suoi amici, verosimilmente, sempre felici, sani e pieni di successo.
Allen disseziona astutamente l’infatuazione di nostra generazione con i social media e il nostro bisogno di creare e condividere riflessioni di noi stessi, abbellite i modo fuorviante al fine di affermare il nostro valore nella società e nei nostri ambienti sociali. Una sorta di circolo vizioso psicologico, in cui tutti sono in concorrenza fra di loro per vincere il premio del più euforico, più ricco e stimato mentre, in realtà, finiscono solo a deprimere l’un l’altro, sacrificando il proprio benessere mentale all’altare della vanità.

Gure Hormek (Our Walls) – Maria Elorza & Maider Fernandez
Visto da Elena Saltarelli

In questo cortometraggio di 15 minuti di stampo documentaristico viene messa in luce con rara sensibilità la personificazione emozionale degli ambienti abitati. Le case, i muri, le città assorbono l’intimità vissuta, trascendendo la loro funzione oggettiva e trasformandosi in icone, a cui viene data voce. Il risultato è un fado malinconico e moderno, in cui la saudade architettonica viene cantata sommessamente da un gruppo eterogeneo di donne che condividono l’idea che – le nostre pareti rendano omaggio a chi amiamo.

Bär (Bear) – Pascal Flörks
Visto da Margherita Fontana

Una voce fuoricampo e vecchie fotografie, che scorrono come diapositive. Nel suo cortometraggio Bär, Pascal Flörks sceglie di mimare questi mezzi essenziali per raccontare la storia vera del suo nonno ormai anziano, ex paracadutista nell’esercito nazista. Gli strumenti narrativi tradizionali vengono però sovvertiti dalla scelta di rappresentare il nonno, in tutti i materiali di archivio ricostruiti, con le sembianze di un orso. Questa sostituzione straniante tinge il racconto di toni inaspettati, rendendo evidente il filtro della memoria. Come se le brutalità esperite durante il conflitto bellico avessero lasciato tracce evidenti, che incrinano la normalità delle situazioni quotidiane. Come quella pistola, cimelio della guerra, che pur non smette di ferire anche in tempo di pace.

A Single Life –  Marieke Blaauw, Joris Oprins, Job Roggeveen
Visto da Vanessa Mangiavacca

Semplice e diretto, come la melodia che lo accompagna: più ellissi temporali si susseguono nel brevissimo corto realizzato dallo studio dì animazione olandese Job, Joris & Marieke. Davanti alla porta della protagonista piomba un misterioso vinile capace di esaudire uno dei più grandi crucci primordiali: viaggiare nel tempo. Chi resisterebbe alla tentazione di rivivere un ricordo o sbirciare il proprio futuro, seppur consci del finale? Da far invidia a Marty McFly.

Teeth and Pills – Andrea Vinciguerra
Visto da Rael Montecucco

Black comedy surreale e colorata quella diretta dall’italiano Andrea Vinciguerra. Un ritratto satirico e provocatorio di una famiglia middle class americana, tra pillole, body building, bambole, party e denti che saltano. Tra il video di Black Hole Sun e Todd Solondz. Un gioiellino tagliente.

Greener Grass – Paul Briganti
Visto da Sofia Brugali

Presentato come una commedia di costume, Greener Grass è un’esperienza surreale, in cui l’apparente linearità delle sequenze si ripete in una spirale sempre più alienante.
Lisa e Jill, sedute sugli spalti del campetto da calcio in cui giocano i figli, chiacchierano con frivolezza, nascondendo le proprie gelosie e insicurezze dietro alla sorridente maschera di un’amicizia. Un atteggiamento macchinoso che viene svelato dall’impostazione teatrale dell’opera, in cui i personaggi recitano la propria parte con enfasi esagerata, sottolineata anche da espedienti cinematografici (suono, inquadrature) fuori luogo.
Una farsa in sette atti, che trova un (non)senso nel culmine tragico del suo finale.

Leave a Reply