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Incredibile a dirsi, siamo già a giovedì e Concorto si sta avviando verso il gran finale; oggi le due Giurie – Ufficiale e Giuria Giovani – si riuniscono per eleggere i vincitori di questa diciassettesima edizione che vi verranno svelati sabato 25 agosto.
Ma concentriamoci sulla giornata odierna; iniziamo alle 18 con WABI SABI Focus Japan a Palazzo Ghizzoni Nasalli, non perdetevi questi gioiellini del cinema nipponico, non ve ne pentirete (qui le recensioni). I cortometraggi di stasera a Parco Raggio iniziano con Hector Malot: the last day of the year vincitore della Semaine de la Critique a Cannes 2018 e proseguono con La giornata, corto-documentario che racconta un tragico fatto di cronaca italiana. Con Schächer ci troviamo di fronte a un piccolo capolavoro che riflette sulla vita e sulla morte mentre in Sog, corto di animazione, strane creature sembrano opporsi a una improvvisa bellezza a lungo dimenticata. Damiana ci porta nel Brasile più profondo e Negative Space indaga il dolcissimo rapporto tra un padre e un figlio; concludiamo in bellezza con Sex at the Ski Centre – che si commenta da solo – e Vihta, un meraviglioso corto belga che vi farà sorridere e divertire. In serra alle 23.30 la terza parte del Focus Mirrors (qui le recensioni) dedicato alle tematiche di genere mentre nel boschetto, ore 23.15, Bleech Festival Warmup con ALO, anche stasera una serata da non perdere.

A seguire, intervista con Hughes Guéguen e Julien Taillard, regista e sceneggiatore di Conte cruel, a dimanche à la chasse (Deep Night).

Hector Malot: the last day of the year – Jacqueline Lentzou
Visto da Carlotta Magistris

Hector Malot, presentato all’ultimo festival di Cannes, è un raffinato cortometraggio che racconta l’ultimo giorno dell’anno di una giovane ragazza alle prese con i drammi emotivi della propria vita, familiari e amorosi, per i quali le parole sembrano sempre non essere abbastanza. L’intima regia della greca Jacqueline Lentzou, quasi tutta in camera a mano e densa di primi piani, crea una forte empatia con la protagonista, riuscendo a far sentire lo spettatore distante dalla realtà che la circonda, che sembra essere lontana anni luce dall’universo mentale della protagonista, ma parte stessa della sua intimità, fatta di lunghi silenzi, chiamate senza risposta e tempi infiniti di solitudine ascoltando la musica con le cuffiette dentro a una chiesa.

La giornata – Pippo Mezzapesa
Visto da Sofia Brugali

La giornata è un intenso memoriale cinematografico dedicato “a Paola Clemente. Morta di fatica per due euro l’ora sotto il sole del 13 Luglio 2015”, che denuncia la realtà del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti in agricoltura, ormai tristemente nota a tutta Italia. Pippo Mezzapesa affronta la vicenda senza retorica e con grande dignità: le immagini non indugiano sul lavoro spossante, ma ripercorrono il viaggio in autobus verso i campi, mentre i personaggi sono già testimoni, già consapevoli. I dialoghi sono tratti dagli atti del processo apertosi dopo la denuncia del marito e si rivolgono direttamente allo spettatore, descrivendogli l’accaduto. Paola è silenziosa, ignara, alienata come lo spettatore che scopre parola dopo parola la sua storia. Alla fine del cortometraggio una fiaccolata simbolica: l’omaggio che nella realtà Paola non ha mai avuto.

Schächer – Flurin Giger
Visto da Sofia Brugali

Una notte ventosa, un ladro spacca la finestra della casa di due anziani coniugi e vi fa irruzione; la mattina seguente, il marito incontra la propria metà accasciata senza vita in cucina e, rimasto solo, decide di compiere l’estremo gesto – “Un ultimo desiderio: vorrei riposare accanto a mia moglie”. La sacralità di questa scelta, come dell’intera vicenda, è marcata tanto dall’atmosfera, dalla musica di sottofondo, quanto dal titolo stesso del cortometraggio: “Schächer”, ladrone, è un termine biblico. Presentato al Festival di Cannes, l’opera di Flurin Giger esplora il tema della morte e dell’unione estrema in essa in maniera del tutto originale, supportato dall’intensa interpretazione di Ernst Jacobi.

Sog – Jonatan Schwenk
Visto da Yorgos Kostianis

Dopo un disastroso alluvione un banco di pesci si allontana e rimane bloccato su vecchi alberi. Più diventano asciutti, più forti sono le loro urla strazianti, svegliando gli abitanti delle caverne locali che non vedono di buon occhio la loro intrusione.
Diretto e animato da Jonathan Schwenk, Sog è un’animazione ibrida senza dialoghi ma con forti sfumature metaforiche che alludono alla crisi dei migranti e al modo in cui le persone affrontano gli estranei.

Damiana – Andrés Pulido
Visto da Sofia Brugali

Damiana nasce dal vissuto personale dell’autore e dalla sua conseguente volontà di rappresentare uno scorcio “scomodo” del Sud America: la camera riprende la quotidianità di un gruppo di ragazze internate nell’umida arsura della foresta amazzonica, allontanate da situazioni disagiate e degradanti, da famiglie assenti e comunità indifferenti (e spesso machiste). In una sorta di organizzazione matriarcale, una donna forte, a tratti rude, fa loro da leader e da madre, guidandole con la preghiera, il lavoro e il dialogo nel difficile percorso di crescita e ricerca di sé. L’enfasi delle immagini è data ai corpi in cambiamento di queste adolescenti, spesso intrecciati, che trasudano i demoni e il dolore del loro difficile passato. È  questa la ragione per cui Damiana arriva a tagliarsi, nel tentativo di esprimere e forse esorcizzare il proprio tormento sigillandolo sulla pelle.

Negative Space – Max Porter + Ru Kuwahata
Visto da Elena Saltarelli

Questo dolcissimo cortometraggio francese di 5 minuti indaga il rapporto tra un padre e suo figlio attraverso ciò che facevano insieme, ovvero fare le valigie. L’animazione in stop-motion ripercorre il loro ordinato modo di volersi bene, ripiegando camicie e arrotolando calze, per salvare più spazio possibile. Questo rito veniva riproposto ogniqualvolta il padre si allontanava da casa per lavoro, e il figlio gli preparava i bagagli, mettendo a frutto gli insegnamenti ottenuti. Ed è così che, davanti alla bara del padre, tutto l’amore e il dolore si condensano in una piccola, semplice frase: “Look at all that wasted space.”

Sex at the Ski Center – Heikki Ahola
Visto da Margherita Fontana

Commedia surreale? Semplice divertissement? Difficile trovare una definizione calzante per Sex at the Ski Center del finlandese Heikki Ahola. Quello che è certo è che ci vuole un’immaginazione fervida e un umorismo fuori dal comune per concepire questa fantasia voyeuristica ambientata nel gelido inverno scandinavo. Vedere per credere.

Vihta – François Bierry
Visto da Elena Saltarelli

Vihta, commedia di 21 minuti diretta dal regista belga François Bierry, è l’esempio più radicale di cosa vuol dire rifiutare di assoggettarsi al proprio capo. Un piccolo gruppo di colleghi viene invitato a trascorrere una giornata alle terme dal proprietario di una multinazionale che ha appena assimilato la piccola azienda di trattori in cui lavorano. Subito inizia una guerra intestina su come accaparrarsi il suo favore, in un contesto naturista che non li mette sicuramente a proprio agio. Un piccolo capolavoro della commedia belga, con una eccellente commistione tra dialogo e fotografia curati e dosati con precisione scientifica. Menzione d’onore per il montaggio e il ritmo filmico, che contribuiscono a creare un prodotto ilare ma non superficiale; sfruttando i pieni e i vuoti dello spazio/tempo cinematografico si crea un prodotto qualitativamente alto e che non risente assolutamente del minutaggio abbastanza esteso (come potrebbe dire il protagonista Serge: “Il tempo vola quando ci si diverte”).