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Concorto al giro di boa si tuffa in una giornata che non scontenterà i cinefili più esigenti.
Iniziamo alle 18 a Palazzo Ghizzoni Nasalli con le proiezioni del Focus Africa, qui tutte le recensioni.
Alle 21 a Parco Raggio i film in concorso saranno inaugurati da Yan Bian Shao Nian, cortometraggio cinese che racconta una vicenda di confine, ambientata tra Cina e Corea del Sud. Proseguiamo con 32-Rbit di Victor Orozco, vecchia conoscenza di Concorto, che racconta l’esperienza personale del regista con il mondo di Internet; Mon amour, mon ami di Adriano Valerio ci porta in Italia con una toccante storia di amore e amicizia. Xamca, dalle atmosfere alla Sokurov, è il racconto di un difficile ritorno a casa mentre Gaze ci pone di fronte a un dilemma che potrebbe capitare a ciascuno di noi. Fuori concorso direttamente dalla rassegna UBIK, Umbral, è un film visionario che riflette sui riti di passaggio. Torniamo poi ai film in concorso con Prends mon poing, una imperdibile opera pulp, e concludiamo con Kapitalistis, una ironica critica della nostra società.
A seguire in serra tre film della rassegna UBIK (recensioni a piè di pagina) e tre film della rassegna “da brivido” DEEP NIGHT (qui le recensioni). Nel frattempo, nel boschetto, dj set di classe a cura di Steiner de Gli Sbandati!

Qui sotto trovate anche l’intervista a Jarkko Lahti, attore co-protagonista del film Tiikeri!

Yan Bian Shao Nian – Wei Shujun
Visto da Margherita Fontana

 

Premiato con una menzione speciale della giuria all’ultimo festival di Cannes, Yan Bian Shao Nian (On the Border) del cinese Wei Shujun ci porta al confine tra Corea e Cina, dove un giovane tenta disperatamente di lasciare il paese. Attraverso una narrazione sintetica, il regista suggerisce
l’appartenenza del ragazzo ad una piccola comunità di origini coreane. Lo seguiamo mentre in sella alla sua moto vaga per la città in cerca del padre nella speranza di ottenere il permesso di varcare il confine. Sfortunatamente il suo rifiuto non sarà l’unico ostacolo alla realizzazione del suo sogno. La fotografia dai toni freddi dipinge un paesaggio umano e architettonico desolato e cigolante: niente funziona, la città brulica di persone ma tutto appare paradossalmente vuoto. Senza scadere in sentimentalismi, il regista traduce in immagine una sensazione di impossibilità, fatica e frustrazione.

32-Rbit – Victor Orozco
Visto da Elena Saltarelli

In questo cortometraggio animato, che strizza l’occhio al documentario, Victor Orozco indaga il proprio rapporto con l’etere informatico.
Attraverso un segno dinamico e congestionato viene ripercorsa la storia umana, in veloci frame che ne sottolineano la banalità e la tendenza alla ripetizione. Un triste e disincantato monologo mette in luce le memorie familiari della voce narrante, spietate divinazioni dell’impasse contemporanea in cui il genere umano si trova impantanato; non senza un’eleganza poetica che, tuttavia, non porta a una redenzione, ma a una delusa presa di coscienza – “I no longer belong to myself”.

Mon amour, mon ami – Adriano Valerio
Visto da Sofia Brugali

Mon Amour, mon ami è un cortometraggio intimo, il sincero confessarsi di due amici, Daniela e Fouad. Lei, caduta nel baratro dell’alcolismo; lui, senza permesso di soggiorno. Il legame che si viene a creare tra loro è forte, quasi simbiotico, una relazione che sostiene entrambi. Vivono insieme, parlano, giocano, a volte ballano e cantano finché un giorno Fouad chiede a Daniela un aiuto estremo per ottenere il permesso: il matrimonio. L’intensità della proposta fa vacillare, spaventa la donna: come può sposare per finta un uomo davvero innamorato? Con dolcezza e imparzialità Adriano Valerio lascia spazio ai pensieri e alle emozioni di un uomo e di una donna, sondando i labili confini che intercorrono tra amore ed amicizia. Allo spettatore non rimane altro che ascoltare in silenzio.

Xamca – Gadzhimurad Efendiev
Visto da Carlotta Magistris

The Hamsa, corto del 2016 di Gadzhimurad Efendiev candidato al festival di Mosca e prodotto dalla casa di produzione di Alexander Sokurov, racconta il difficile percorso di Isa, che dopo aver scontato una pena non definita in prigione ritorna a casa dalla propria moglie, trovandosi una realtà devastata e mutilata dalla sua assenza. Le ambientazioni desolate e una fotografia cupa sembrano riflettere il dramma interiore del protagonista e lo accompagnano nel suo iter di riappropriazione della propria identità, che passa attraverso il rifiuto della donna che ha amato, la rassegnazione di una madre e la presa di coscienza di un nuovo cammino da intraprendere da solo, per un tentativo di rinascita e di nuovo incentramento su una personale serenità.

Gaze – Farnoosh Samadi
Visto da Elena Saltarelli

Cortometraggio di 14 minuti della regista iraniana Faroosh Samadi. La vicenda si svolge attorno la scelta di compiere una buona azione, sapendo che questa può avere conseguenze negative sulla propria incolumità. Il taglio estremamente pulito della regia garantisce un’ottima resa visiva, ma il vero capolavoro risiede nel tempo filmico: pause e azioni vengono calibrate perfettamente, in modo da dare spessore a una tensione che non si smorza neppure quando sembra tutto lontano, finito. Altra particolare menzione è doverosa verso le capacità attoriali della protagonista: malgrado i pochi dialoghi, la pacata espressività riesce a restituire una forte presa emotiva, che si lega al senso di costante suspense che è il motore portante di quest’opera.

Prends mon poing – Sarah Atassi
Visto da Margherita Fontana

Bilal vive in una roulotte in mezzo al nulla e si allena nudo per terra. È violento quando mangia, quando beve, quando scopa, quando si allena, quando è in sella alla sua moto, sempre. L’incontro con un degno rivale scatenerà un crescendo di violenza che si dissolverà in una strana unione
carnale. La sua virilità esasperata al punto di essere grottesca finisce per rappresentare una singolare potenza creativa. L’opera prima di Sarah Al Atassi omaggia la violenza come forza distruttrice dell’ordine della società attraverso un personaggio antieroico.

Kapitalistis – Pablo Monoz Gomez
Visto da Sofia Brugali

Prendiamo una famiglia particolare, formata da un padre, un figlioletto ed uno zio scapestrato; aggiungiamo in sottofondo il suono della fisarmonica e mescoliamo il tutto in scene verosimili, ma tendenti al parossismo. Condiamo con la critica ironica della società, et voilà, ecco a voi la ricetta per la perfetta commedia alla francese! Kapitalismus tratta in maniera leggera, ma non frivola, le mille peripezie di un padre che, nonostante la crisi economica, riesce a racimolare i soldi necessari per regalare al figlio il tanto agognato zaino per Natale. Per fare ciò, si presterà ai lavori più improbabili e vari. Un’epopea moderna che ci mette di fronte alle contraddizioni del sistema in cui viviamo, demistificandolo – “Babbo Natale è un capitalista” – ed infine “distruggendolo” con la semplicità di un bambino.

UBIK – Je me souviens de Sunderland – Félix Fattal
Visto da Yorgos Kostianis

Felix Fattal è un emergente regista francese che, per motivi non del tutto chiari perfino a sé stesso, ama guardare match di arti marziali miste mentre lavora. Questa sua strana fisima, miscelata con il suo stile di regia d’avanguardia basato su immagini fisse, ha dato vita all’incantevole poesia visiva, Je me souviens de Sunderland (I miei ricordi di Sunderland).
Il film costituisce un viaggio esoterico nei affettuosi ricordi del pugile Ian “La Macchina” Freeman durante uno dei suoi combattimenti. In questi intensi momenti tra un colpo e l’altro, Ian si lascia trasportare dai suoi ricordi dalla sua infanzia verso le origini della sua passione e della sua violenza.

UBIK – Umbral – Ana Lobato
Visto da Claudia Praolini

Realizzare un’opera visiva che ricontenga altre forme d’arte può trasformarsi in un progetto pericoloso. Scattiamo una fotografia ad un quadro di Vermeer ed ecco che ci appare chiara l’irriducibilità della pittura al’interno dei bordi esigui della nostra foto; riprendiamo “Lo schiaccianoci” e allo stesso modo realizziamo che il video è uno strumento inadatto a contenere la danza, come se ogni forma creativa avesse bisogno di una propria, distinta attenzione senza la quale le potenze espressive, lungi dal sommarsi, si elidono. Anche inserire in un cortometraggio una poesia, nella sua forma più naturale, la declamazione, non è un’operazione esente da rischi ma la regista di Umbral trova la chiave per realizzare un brevissimo film
dove viene raggiunto un delicato equilibrio tra immagine e parola. In un perfetto atto d’amore verso il Poeta, si sceglie di mostrare la più semplice delle soglie per rappresentare un rito di passaggio che, come tutti i riti che celebrano il cambiamento, verrà concepito come un atto di umiltà e di rispetto verso ciò che di più prezioso possiamo ereditare: i versi di un poeta che ci guidano nel nostro eterno cambiare, attraversando stanze, cercando un nostro posto nel mondo.

UBIK – La tigre de Tasmanie – Vergine Keaton
Visto da Claudia Praolini

Quelle che vediamo all’inizio del film, racchiuse in un’elaborazione animata, sono le celebri immagini filmate dell’ultimo esemplare della specie Thylacinus cynocephalus noto anche con il nome di Tigre della Tasmania. Quest’ultimo esemplare morì nel 1936 nello zoo della città di Hobart, dove era rinchiuso dal 1933, sancendo con la sua morte l’estinzione dell’intera specie. L’estinzione della Tigre della Tasmania è tanto più mostruosa in quanto così vicina a noi, tanto che l’immagine dell’ultima Tigre è stata fissata su una pellicola ed è resa visibile, e mentre la guardiamo aggirarsi nella sua prigione si può ben dire che stiamo guardando ciò che è stato e ora non è più. Il film mette in scena l’ipotesi di una rivoluzione; l’agonia dell’animale in gabbia è come un grido senza suono che risveglia gli elementi della natura, l’innesco che fa scattare una metamorfosi radicale del
paesaggio giacché la morte dell’ultima Tigre sancisce la fine del silenzio della Natura e l’inizio della sua grandiosa trasformazione al termine della quale un nuovo mondo sarà reso possibile, un mondo immerso in una verdissima purezza primordiale, un mondo – molto verosimilmente – privo di Sapiens. Un particolare plauso a Les Marquises, autori della efficacissima colonna sonora.