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Con grande saudade, è arrivato l’ultimo giorno di proiezioni di #Concorto2019, combatteremo però lo spleen con una bella infornata di corti e un concerto da non perdere.
Ore 18 a Palazzo Ghizzoni Nasalli un incontro dal titolo “Poeti in Emilia” con il documentario “Mat Sicuri – L’ultimo Diogene” e il cortometraggio “Pausa” di Alberto Esse,
Alle 21 a Parco Raggio la serata si aprirà con il toccante corto georgiano Eraser seguito dall’attesissima animazione Bavure del celebre regista Donato Sansone; chiude il primo blocco l’altrettanto atteso White Echo di Chloë Sevigny. La fiction Prisoner of Society, incentrata su una vicenda transgender, apre il secondo blocco composto poi da The Boogeywoman, che ci porta in un’America horror e adolescenziale, e da How it feels to be hungover, vicenda weird svedese. L’animazione/trip Acid Rain conclude ufficialmente le proiezioni del festival.
A seguire una delle pietre miliari del cinema, ovvero La Jetée (1966) di Chris Marker, musicata dal collettivo Cinestesia!
In serra imperdibili il Focus Russia (qui le recensioni) e Deep Night (qui le recensioni).
Vi ricordiamo che in caso di pioggia ci sposteremo al cinema OMI di Pontenure, seguite gli aggiornamenti meteo sulle nostre pagine FB, Instagram e Twitter.

Eraser -Davit Pirtskhalava
Visto da Vanessa Mangiavaca

Ogni azione comporta sempre una reazione. Casualità o causalità, quale delle due leggi governa le nostre vite? Un complesso sistema causa ed effetto è alla base della trama di Eraser. Un uomo ruba del legno da una staccionata per evitare che la sua famiglia muoia di freddo. Questo sarà il tragico motore dell’azione, la scintilla scatenante che porterà alla distruzione di una famiglia e alla condanna personale di un uomo, lacerato dal senso di colpa. Il regista georgiano Davit Pirtskhalava porta sullo schermo una riflessione spinosa su cosa è giusto e sbagliato, su come un’atto seppur a fin di bene possa avere effetti irreversibili su altri individui. La telecamera rimane imparziale, osserva ma non vuole essere giudice. Rimangono gli interrogativi autentici dei bambini: ma nessun adulto o alcun Dio riuscirà dare loro una risposta.

Bavure – Donato Sansone
Visto da Yorgos Kostianis

In questo corto caratterizzato da un’ingenuità sorprendente, sconvolgente e in continuo mutamento creata dall’ingegno brillante dell’animatore italiano Donato Sansone, un umile pennello acquisisce poteri senza precedenti.
Il corto ritrae l’evoluzione di un essere umano a partire dalla sua creazione fino alla consapevolezza dei misteri dell’universo. Si tratta di una metafora della creazione del mondo e di una parabola sul processo artistico.

White Echo – Chloë Sevigny
Visto da Carlotta Magistris

Terzo cortometraggio scritto e diretto da Chloë Sevigny, nome più che noto nell’ambito cinematografico, presentato allo scorso festival di Cannes,  White Echo è un film tutto al femminile di stampo horror sul rapporto fra vita e morte e sulla ritualità per cercare di rievocare quest’ultima. Interni caldi ed esterni cupi, sofferenza, paura e poi terrore, tutti dipinti nei primi piani dedicati alla protagonista in un climax emotivo ascendente con un finale che strizza l’occhio al genere da cui attinge.

Prisoner of Society – Rati Tsiteladze
Visto da Sofia Brugali

Adelina è una ragazza transgender che per circa un decennio è stata costretta a vivere confinata tra le mura domestiche, quale unica protezione dai pregiudizi della società georgiana. Il documentario di Rati Tsiteladze è per lei e la sua famiglia uno spazio sicuro in cui potersi confessare, uno specchio in cui esprimersi liberamente. Emergono così i limiti dell’amore di genitori che non riescono a comprendere (straziante è il padre che si chiede se sia tutto uno scherzo fatto a suo danno), ma soprattutto si percepisce il dolore di Adelina, prigioniera non solo di un corpo a cui sente di non appartenere, ma anche, come esplicitato nel titolo, dell’intera società. L’atmosfera intima, in cui l’identità di Adelina è libera di manifestarsi in tutta la sua femminilità, si alterna alle immagini della violenza della collettività retrograda. La libertà è data in cambio della vita, ma quale vita senza libertà?

The Boogeywoman –  Erica Scoggins
Visto da Vanessa Mangiavacca

Al primo ciclo mestruale avevo il terrore di guardare negli occhi un ragazzo ed essere etichettata come un essere impuro, inquinato. Quella realizzata da Erica Scoggins è una provocatoria dark story sull’adolescenza: alla prima mestruazione di Sam si affianca una leggenda locale, quella della Boogeywoman. Numerosi sono i miti legati allo sviluppo femminile, alimentati nel corso dei secoli, che hanno da sempre spiegato il fenomeno con l’aggettivo demoniaco. L’ “uomo nero” di cui ci hanno sempre parlato da piccoli cambia sesso, mutando in una sorta di Lilith del ventunesimo secolo, giunta per vendicarsi. Ogni donna ha la propria Boogeywoman, un lato oscuro che è condanna e benedizione. Questo cortometraggio è un inno al potere della seduzione femminile, insieme alla consapevolezza di possedere un’arma solo nostra con cui piegare il  patriarcato.

How it feels to be hungover – Viktor Hertz
Visto da Margherita Fontana

Cosa accadrebbe se il doposbronza fosse una condizione clinica, trattata in specifiche strutture sanitarie? Ce lo spiega Viktor Hertz in How it feels to be hungover, una delle commedie più spassose che vedrete a Concorto 2019. In fin dei conti, non è tanto l’intossicazione o la disidratazione il male maggiore a cui porre rimedio, quanto il senso di colpa. E per quello c’è solo una cura.

Acid Rain – Tomasz Popakul
Visto da Elena Saltarelli

Acid Rain, cortometraggio animato diretto dal regista polacco Tomek Popakul, ci parla di quant’è difficile diventare grandi e al tempo stesso innamorarsi di una persona che non fa per te. In questa narrativa schizofrenica e impreziosita da toni ascendenti e lisergici, vediamo la protagonista chiedere a uno sconosciuto di accompagnarla, dando il via a un viaggio che la condurrà a contatto con droga, degrado e violenza.
E’ molto, fin troppo facile non sapere cosa si vuole durante la delicata fase che spazia dall’adolescenza all’età adulta; e la conseguenza è che si può finire intrappolati in un vortice che noi stessi abbiamo iniziato, ma che non sappiamo come concludere, prima che le cose si mettano – molto – male.