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Giunge così il venerdì concortiano in cui la musica è vera protagonista!

Inizio stralunato ore 18 a Ghizzoni con le proiezioni di UBIK; ore 21 a Parco Raggio tre corti ci danno il benvenuto: l’italiano Supereroi senza superpoteri, poi Symbiosis, un viaggio non banale nella psiche femminile e The Unseen River, che ci racconta la storia di due coppie connesse dal fiume vicino a cui vivono.

A seguire, l’attesissima sonorizzazione live – a cura di Paolo Spaccamonti e Stefano Pilia – del film L’uomo con la macchina da presa, di Dziga Vertov (1929)!

In serra i film di Supernature e Deep Night, al boschetto musica notturna.

Supereroi senza superpoteri – Beatrice Baldacci
Visto da Vanessa Mangiavacca

Il riutilizzo di filmati d’archivio è una tecnica che sta prendendo sempre più spazio soprattutto nell’ambiente del cortometraggio italiano, veicolo evocatore di epoche passate e malinconie, nonché mezzo delicato e congeniale per ri-dare forma visiva a un pensiero: l’anno scorso abbiamo visto Gli Anni di Sara Fgaier, quest’anno troviamo l’opera dell’esordiente Beatrice Baldacci, presentata in anteprima mondiale a Venezia ’19 e vincitrice del premio Zavattini. Supereroi senza superpoteri è un viaggio nel tempo, un ritratto autobiografico estremamente intimo permeato da ferite ancora aperte. L’opera è stata realizzata attraverso un montaggio di vecchie VHS che ritraggono l’infanzia di Beatrice e il rapporto con la madre recentemente scomparsa, attraverso una morbida celebrazione di quello che era. Alle immagini sbiadite che la raffigurano si alternano brevi clip di varietà italiani degli anni ’80 e ‘90: quei decenni in cui (solo) la tv era un grande lunapark e dava quasi il diritto di pensare agli anni a venire con sicurezza e un certo senso di ingenuità. Come si fa a gestire un ricordo, a fissare un emozione, a mettere a tacere la nostalgia e ad accettare una fine: Supereroi senza superpoteri è un tentativo di tenere a bada tutto ciò, un’opera complessa poiché così personale ma gestita con un forte equilibrio.

Symbiosis – Nadja Andrasev
Visto da Margherita Fontana

Una giovane donna tradita dal compagno si mette alla ricerca delle amanti di lui: quello che
ne risulterà è un viaggio non banale all’interno della psiche femminile. L’animazione dell’ungherese Nadja Andrasev mette in scena i meccanismi psicologici che vengono innescati dalla gelosia: la distanza emotiva e sessuale sperimentata dalla coppia trascina la protagonista in una meticolosa indagine sulle Altre. Chi sono? Cosa fanno? Quali vestiti indossano? Queste domande portano la giovane a percorrere una giungla abitata da creature selvagge: e qui risiede l’intelligenza del corto di Andrasev che sceglie di non rappresentare la gelosia come semplice rivalità e desiderio di possesso, ma come un rapporto simbiotico, appunto, di imitazione. Un desiderio di comunione e identità, non certo semplice invidia. Non è quindi l’uomo sciupafemmine – non a caso rappresentato in modo scialbo – ad essere protagonista della narrazione ma le donne e la loro sessualità animale.

The Unseen River – Pham Nogoc Lan
Visto da Irene Pagano

Elegante, semplice e visivamente splendido, “The Unseen River” del regista vietnamita Phạm Ngọc Lân racconta le storie di due coppie (un giovane punk insonne e la sua fidanzata ed un vecchio pescatore e la donna che amava in gioventù) entrambe connesse dal fiume presso cui si trovano. In poche parole, questo è il tipo di film che è in grado di commuovere quasi fino alle lacrime con immagini notturne di acqua calma e soffusa musica strumentale. È inspiegabile come ogni fotogramma trasmetta un sentimento così definito, senza bisogno di rumore nè di esplicitezza. I visi delle attrci e degli attori sembrano possedere una qualità scultorea e, seppur senza venir distorti dalle emozioni, riescono ad essere enormemente espressivi ed eloquenti. È un film lenitivo che parla all’anima quanto alla sensibilità estetica. Riveste lo spettatore della grazia e dell’apprensione dell’amore giovane ed insicuro, della malinconica dolcezza di un amore perduto da tempo. Nonostante non sia ovvio ciò che la storia contenga al suo nucleo, se sia un discorso sull’esistenza umana e le relazioni o sul tempo o sulla bellezza, quello che è possibile percepire dalla superficie è più che abbastanza. In effetti, è qualcosa di così puro da essere quasi sublime.