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Il “mockumentary”, o falso documentario, è (come riporta Wikipedia) “un genere cinematografico e televisivo nel quale eventi fittizi e di fantasia sono presentati come reali attraverso l’artificio del linguaggio documentaristico”. Esistono esempi lampanti, altri più sottili, alcuni così riusciti da far tentennare anche i più arguti. Il mockumentary ben riuscito è un guizzo di genio, situazionismo allo stato puro, uno strano strappo nella realtà che improvvisamente ci porta in una dimensione parallela, in cui tutto è possibile. Se ci mettiamo a riflettere, il mockumentary non è altro che la versione scherzosa dell’eterna domanda: cos’è la realtà?

Qui vi proponiamo un piccolo assaggio, quattro cortometraggi che giocano con il reale in quattro modi diversi, poetici, onirici e geniali. Di una cosa non dubitate: è tutto vero.

I film selezionati

a cura di Alessandro Zucconi – Concorto Film Festival

Apollo 11 ½, Olaf Held, Germania, 2017
The Christmas Light Killer, James P. Gannon, USA, 2016
Maialetto della Nurra (Nurra’s Lil’ Pig), Marco Antonio Pani, Italia, 2016
Voyage Spatial, Guillermo A. Chaia, Canada, 2016

Apollo 11 ½ – Olaf Held
visto da Virginia Carolfi

Lo sbarco sulla luna ha avuto enormi ripercussioni sull’umanità, con conseguenze politiche, sociali, economiche, culturali. Ma sono stati gli abitanti del Wyoming a essere colpiti per primi, e direttamente. Questa è la storia di una delle missioni più segrete e (impreviste) al mondo; se avete sempre guardato con sospetto l’allunaggio, questo è il corto che finalmente vi darà ragione. Azzeccate immagini di repertorio e soluzioni naïf fanno di questo film un piacevolissimo divertissement cosmico sulle note de “I Pianeti” di Gustav Holst.

The Christmas Light Killer – James P. Gannon
visto da Carlotta Magistris

Corto di James P. Gammon del 2016, The Christmas Light Killer è l’esempio cinematografico per eccellenza di quello che è il genere mockumentary: un concept di finzione rappresentato da un punto di vista documentaristico in cui, con presunte interviste e inquadrature quasi da servizio giornalistico, viene definita e indagata la figura di un uomo che per lavoro spegne le decorazioni natalizie al termine della notte, e le implicazioni personali con il Natale che l’impiego prevedibilmente comporta. Difficile prenderlo come un concept non realistico, per la sua efficacia sia dal punto di vista registico sia da quello concettuale, che partendo dalla presunta esperienza del protagonista esprime un interessante prospettiva sul rapporto della società contemporanea con queste feste tradizionali, spesso vissute come un obbligo sociale e svuotate della loro essenza.

Maialetto della Nurra (Nurra’s Lil’ Pig) – Marco Antonio Pani
visto da Virginia Carolfi

Come potrebbe reagire un maialino sardo a una intensa sessione cinematografica? Un cortometraggio affettuoso e delirante, un omaggio al cinema d’autore e al potere delle immagini, una riflessione semiseria sulle sofisticazioni alimentari e un inaspettato parallelo con le tradizioni che animano il paese natale di Concorto. Ciliegina sulla torta, la lingua sarda (no, non nel senso di “ricetta”).

Voyage Spatial – Guillermo A. Chaia
visto da Carlotta Magistris

Voyage Spatial, corto di Guillermo A. Chaia del 2016, in sei minuti analizza il ciclo di vita di una storia d’amore dal punto di vista di lui, raffigurato come una sorta di astronauta proveniente da un’altra dimensione che riporta le dinamiche emotive e le proprie sensazioni personali in una modalità asettica da ricercatore, definendo l’esperienza come una “missione”. All’interno di una apprezzabile cornice estetica, il paradosso di questa osservazione partecipante che ricerca il dato analitico – interessante il ricorrente uso delle percentuali per rappresentare ondate emotive positive o negative – all’interno della soggettività per eccellenza di una relazione amorosa, risulta in realtà efficace per chi guarda, che ritrova sullo schermo una rappresentazione piuttosto veritiera e brillante delle dinamiche emotive, a tratti travestite da cliché.