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Ottaven, alias Canedicoda, è un artista multidisciplinare attivo in ambito musicale performativo e in quello del design e della moda. Musicista attivo dal 2003, proviene da una lunga esperienza di collaborazioni con  varie band e ha suonato in tutta Europa. Sarà con noi a Concorto martedì 22 agosto e noi, incuriositi, gli abbiamo fatto qualche domanda sul dj set che ci attende.

“Ottaven vorrebbe raccontare qualcosa di impalpabile, qualcosa che potrei descrivere come le mie riflessioni legate al sonoro.”

-Chi è Canedicoda e chi è Ottaven? Raccontaci di te.

Canedicoda è il nome che mi accompagna tra carta, tessuto e legno, o genericamente alla ricerca di forme e significati tra spazi e materiali.
Ottaven invece vorrebbe raccontare qualcosa di impalpabile, qualcosa che potrei descrivere come le mie riflessioni legate al sonoro.
Sono sempre un’unica persona, ho scelto due nomi perché spesso i contesti e gli oggetti in cui mi muovo sono diversi.

-I tuoi lavori sono eterogenei e attraversano diversi settori. Cosa accomuna quello che fai?

Per quanto possibile ho sempre cercato di alimentare ciò che mi piace cercando di trasformarlo in un lavoro che mi potesse dar da vivere.
Cerco di essere concreto e di avere i piedi per terra. Vado cauto prima di parlare di arte.
Attraverso vari settori perché ne vedo possibili connessioni.
Il filo conduttore è banalmente la ricerca del piacere.

“Il sonoro per l’immagine in movimento resta un mio sogno e mito.”

-Le immagini del cinema e la musica spesso si intersecano. Nel tuo lavoro hanno pari influenze? Quali sono?

Il sonoro per l’immagine in movimento resta un mio sogno e mito. Mi do assolutamente tempo, ma vorrebbe essere una meta alla quale tendere dopo i 50 anni.

-Su cosa sarà incentrato il tuo live a Concorto?

Eh, aspetto di vedere l’ambiente e sentire come suona lo spazio! Mi immagino qualcosa di calmo e notturno. A me piace stimolare l’introspezione.
Spero anche di poter vedere qualche corto in programma e magari partire anche da lì, estenderne una percezione…

Intervista a cura di Simone Bardoni.