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a cura di Chiara Ghidelli e Chiara Granata | recensioni di Chiara Ghidelli

Nella sua edizione 2024, Concorto Film Festival decide di proseguire il percorso iniziato l’anno precedente con il focus Mnemosyne. Dedicato al riuso dei materiali d’archivio, il focus riprende il titolo dell’opera con la quale Warburg ha dimostrato quanto la nostra cultura visuale sia stata attraversata da immagini destinate a ritornare. Ciò che Mnemosyne ha voluto raccontare è allora il valore culturale e la versatilità linguistica di queste “immagini che ritornano”, il cosiddetto found footage. Materiali che proprio nella nostra epoca stanno vivendo una nuova primavera attraverso grandi successi che spaziano dall’autorialità al mainstream, dalla nicchia al trend.

Oltre a confermare il potere degli archivi ormai usciti da narrazioni prettamente divulgative e documentarie, la seconda edizione di Mnemosyne si pone l’obiettivo di intraprendere una strada ancor più definita attraverso quelle narrazioni capaci di raccontare mondi diversi dal nostro. Una ricerca attraverso un nuovo modo di intendere la fiction e verso nuove formule narrative, capaci di partire dal documento per renderlo base di nuove invenzioni.

I film selezionati 

a cura di Chiara Ghidelli e Chiara Granata

A missed call, Francesco Manzato, 2024, Italia, 10’
The Veiled City, Cubides-Brady Natalie, 2023, Inghilterra, 12’
Teen Girl Fantasy, Marisa Hoika, 2023, Canada, 10’
La noche del minotauro (The night of the Minotaur), Julana Zuluaga Montoya, 2023, 10’
The Same The Other, Bohau Liu, 2023, Svizzera, 8’
Quantum Dot – Fast Forward, Joe Pickett, 2019, Lussemburgo, 3’

A missed call, Francesco Manzato, 2024, Italia, 10’

Partendo dal recupero dei film di famiglia e assemblando i paesaggi contenuti nei super 8 del nonno mai conosciuto, Francesco Manzato ricostruisce e costruisce i ricordi che gli spettano. Strutturato lungo la linea di un lungo messaggio lasciato in una segreteria telefonica impossibile, A missed call crea le basi per un corto circuito narrativo e linguistico. Il tempo dell’archivio raggiunge e completa il tempo (presente? futuro?) di un’equipe in viaggio per una galassia che potrebbe anche essere la nostra, costruendo un paradiso ultraterreno, e allo stesso tempo possibile, in cui poter credere. I movimenti di camera del cineasta amatoriale comunicano senza alcuna violenza con l’immobilità plastica del videogame. L’intima fantascienza contenuta negli archivi.


The Veiled City
, Cubides-Brady Natalie, 2023, Inghilterra, 12’

Il “Grande Smog” fu un evento che colpì la metropoli di Londra nel 1952. A partire da questo fenomeno, Natalie Cubides-Brady ipotizza e denuncia una nuova linea temporale storica. Basandosi sui filmati d’archivio che documentano l’impatto di un evento mai abbastanza definito catastrofico, The Veiled City riesce a scavalcare le sue immagini aprendo nuove vie oltre al documento. La via dell’immaginario di una Londra irreale e fantascientifica, arena di una favola nera post apocalittica di cui non può essere rimasto nulla, e la via del documento che urla alla grande Storia, quella del ’52 ma anche e soprattutto la nostra, impersonata da una voce narrante reduce di un disastro di cui è stata al tempo stesso causa. Giocando tra documento e fiction, The Veiled City sintetizza in sé stesso la denuncia contro ogni emergenza umana e ambientale nella quale vittime e carnefici occupano la stessa posizione.


Teen Girl Fantasy
, Marisa Hoika, 2023, Canada, 10’

Un manifesto, una marcia, il canto di un corteo. La voce di donna – una e mille – che scandisce il ritmo delle immagini d’archivio, racconta un mondo che porta in sé una giovane leggerezza e una greve realtà. Un immaginario alla Sofia Coppola, fatto di ragazze teenager, cheerleader, fuochi d’artificio, domeniche al fiume, donuts e banchi di scuola, trasgressioni, sogni e tante aspettative. Un sognare ad occhi aperti e un sincero fantasticare. La favola di un coming of age femminista accompagnato da una voce mai troppo alta che grida contro alla normalizzazione di un male gaze dato per scontato. Uno sguardo puro che si affaccia ad un sistema impuro.


La noche del minotauro (The night of the Minotaur)
, Julana Zuluaga Montoya, 2023, 10’

Partendo dalla riscoperta dei filmini di famiglia e indagando la vita della defunta nonna, La noche del minotauro rivede una storia familiare attraverso il filtro del mito: quello di Luz Emilia Garcìa, precorritrice del cinema porno in Colombia. La nipote, Julana Zuluaga, ne costruisce un ritratto poetico e, per l’appunto, mitologico, celebrandola come donna, come pioniera e come creatura ultraterrena. Costruendo intorno ad essa una narrazione magica e metafisica, l’archivio ne racconta infanzia ed età adulta abbandonandosi ad un realismo magico che – non fosse per la matericità del documento – trasporta in una dimensione favolistica lontana dalla nostra. Una storia passata che porta in sé una necessità urgente e presente, una celebrazione della natura, della donna, e degli spazi della libertà.


The Same The Other
, Bohau Liu, 2023, Svizzera, 8’

Che cosa accade se si insegna ad un software a riconoscere le persone tra una serie di immagini di varie epoche e provenienze? Riprendendo il titolo della raccolta di poesie di Jorge Luis Borges, The Same The Other costruisce un saggio audiovisivo sull’immagine e sulla sua interpretazione da parte dei sistemi di intelligenza artificiale. In un linguaggio a cavallo tra cinema e videoarte, Bohau Liu scandisce un collage di immagini di found footage, utilizzandole come mezzo per una riflessione altra che sonda il territorio dell’estetica e dell’etica. Una problematizzazione per immagini del ruolo, dei rischi e delle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale, della fiducia in essa riposta e delle conseguenze che essa porta con sé.


Quantum Dot – Fast Forward
, Joe Pickett, 2019, Lussemburgo, 3’

Realizzato per il brano Fast Forward dei Quantum Dot, il videoclip di Joe Pickett assembla immagini di found footage che raccontano l’attimo del parto. Cinema, televisione e video privati, archivi eterogenei orchestrati dall’autore, fondatore del Found Footage Fest in Nord America, in un climax emotivo che sa raccontare il potenziale e la versatilità dei linguaggi degli archivi.