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Rinfrescat* dopo l’acquazzone domenicale (plauso al pubblico che anche ieri ha affollato Parco Raggio) e rinfrancati dal concerto di Eugenio Sournia iniziamo oggi la settimana concortiana.

Appuntamento alle 18 al Salone Amici dell’Arte a Piacenza per il talk THE WORLD DANCE – Dancing as a political act che vedrà le curatrici del focus – Vanessa Mangiavacca e Francesca Marchesini – impegnate in un dialogo con Riccardo Buscarini (presidente dAS FEstival), Valeria Laffeni (dAS Festival) e Aram Ghasemy (artista multidisciplinare).

Nel pomeriggio dalle 16 a Rathaus è sempre fruibile il focus The Frame Beyond con visori VR.

Appuntamento a parco Raggio con cena e poi alle 21 i corti in concorso e a seguire in serra il focus Mnemosyne e la seconda parte di Guilty Pleasures. A Villa Raggio continua ogni sera l’esperienza VR con LIFE SUPPORT di Emergency.

ACROSS THE WATERS – VIV LI
Visto da Vanessa Mangiavacca

Sembrano appartenere a un altro pianeta, eppure le montagne paesaggio e protagoniste del cortometraggio Across the waters esistono su questa Terra, in Cina. Levigate dal vento – altro attore inconsapevole -, tra le insenature rocciose si svolge la vita della miniera. Sorprende così trovare una ragazza, poco più che adolescente, muoversi tra i sentieri concessi dalla corrente, e ancor di più scorgere angoli in cui la civiltà – così per come la intendiamo noi occidentali – non sia arrivata. Della giovane ragazza non sappiamo nulla, forse perché di quell’esistenza lontana dal mondo c’è ben poco da dire. Un giorno incontra un camionista che passa di lì per caso e un piccolo evento, la prima canzone mai sentita dalle cuffie di un vecchio walkman, sembra rivelarle qualcosa: una vita al di là delle alture, una città da raggiungere. O forse da cui proteggersi? 

Nel cortometraggio di Viv Lil (in anteprima mondiale al Festival di Cannes e italiana a Concorto), complice l’accurata fotografia, sono le immagini sole a parlare e a suggerire o farci immaginare la vita passata e futura della protagonista: abbiamo solo certezza di quell’attimo, complici di quella piacevole scoperta causale. 

A MOVE – ELAHE ESMAILI
Visto da Vanessa Mangiavacca

La storia personale della regista diventa all’interno del documentario A move la fotografia di un Iran che cerca di trovare attraverso la connessione tra varie generazioni di donne, la strada per un’intima e pubblica liberazione. Elahe Esmaili non si nasconde, né davanti alla cinepresa né davanti alla famiglia, quando raggiunge i propri genitori per aiutarli in un trasloco e per festeggiare il compleanno di uno zio, che vedrà in quella occasione speciale tutti i parenti riuniti: si presenta davanti a loro senza Hijab, sollevando le osservazioni severe delle altre donne di casa. Ma la risposta della regista è estremamente semplice, un indiscutibile “voglio solo essere me stessa”. La naturalezza – al contempo fermezza – delle riprese rispecchia il punto di vista della protagonista che conferma la sua volontà di vestirsi come le pare e camminare per strada con il capo scoperto. I dialoghi si sviluppano sul confine tra religione, taboo e modernità: non sono gli uomini a parlare bensì le donne, che attorno a un semplice tè  si confrontano con estrema delicatezza sulle restrizioni subite fin dall’infanzia. Le donne stesse sono anche le prime inconsapevoli vittime, e per questo piene di pregiudizi, tant’è radicata in loro la convinzione di non poter esprimere desideri differenti rispetto ai dettami sociali e religiosi. Quella messa in atto da Elahe Esmaili è una piccola rivoluzione famigliare sollecitata dal dialogo e dalla comprensione. Il documentario è dedicato a Jina Mahsa Amini, arrestata e poi uccisa nel 2022 per essersi opposta all’hijab obbligatorio: la sua morte ha dato vita al movimento di protesta iraniano Woman, Life, Freedom.

WANDER TO WONDER – NINA GANTZ
Visto da Carola Visca

Il cortometraggio in stop motion di Nina Gantz narra l’inquietante declino di tre pupazzetti di uno show televisivo per bambini, abbandonati sul set in seguito alla morte del loro conduttore. I tre piccoli umani si trovano a dover lottare per la sopravvivenza, facendo della vecchia videocamera un portale verso un mondo sconosciuto e sordo alle richieste di aiuto dei tre, disperatamente affamati. Con grande ricchezza di dettagli visivi, Wander to Wonder pone lo sguardo sullo svelamento della finzione televisiva e sul lutto, con un sapiente contrasto tra il tenero infantile e l’oscurità che può celarsi dietro le quinte.

BAD FOR A MOMENT – DANIEL SOARES
Visto da Francesca Marchesini

Partendo dal concetto di “città creativa”, sviluppato dall’urbanista Richard Florida, il cortometraggio di Daniel Soares espone le dinamiche di lotta di classe che si generano in un contesto di gentrificazione. L’opera vuole sottolineare quanto l’occupazione e appropriazione dello spazio urbano siano una violenza di portata pari – se non perfino superiore – a quella fisica.

SPARARE ALLE ANGURIE – ANTONIO DONATO
Visto da Francesca Marchesini

Antonio Donato gioca sul tema della famiglia disfunzionale e sul complesso rapporto tra padre e figlio che viene alterato dalle dinamiche machiste tipiche del patriarcato. Impostato come un videoclip, Sparare alle angurie inquadra movimenti e gesti di un trittico familiare composto di soli uomini che parlano, si emozionano – forse – e fanno sport al ritmo della musica dei Pop X.  

MACULA – JULIETTA KORBEL
Visto da Francesca Marchesini

Il cortometraggio di Julietta Korbel unisce il tema del lutto alla sperimentazione visiva nella rappresentazione della malattia. Come un sole, Pavel ha illuminato e guidato la vita dei due protagonisti. Come un sole questa luce, però, è destinata ad esaurirsi. L’allegoria della stella ha una funzione duplice, simbolico-affettiva da un lato, e visivo-rappresentativa della malattia dall’altro.

RRUGËS – SAMIR KARAHODA
Visto da Eva Olcese

Da dietro i finestrini di un auto in corsa assistiamo al flusso di una conversazione padre-figlio. Nel tragitto fino all’aeroporto per il ritiro di un premio, il regista e Miron, suo figlio tredicenne, condensano in una sceneggiatura i dubbi e le speranze di chi decide di restare in Kosovo, intrecciando le loro esperienze personali a questioni più ampie riguardanti il loro paese, la volontà di fuga di un figlio con la resistenza cieca di un padre. Infine, Rruges scocca, fin dai primi istanti, una critica a quanto viene investito nel settore cinematografico in Kosovo, sottolineando che “lì non ci sono soldi. Dimentica il cinema, per amor di Dio!”