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E ci siamo!

Inizia oggi la 23esima edizione di Concorto Film Festival: ci attendono otto giorni di cinema, musica, laboratori, talk, eventi e parklife.

Appuntamento a Parco Raggio dalle 20 per cenare con noi al boschetto e poi alle 21 i primi corti in concorso.

Dalle 23.30 alla serra iniziamo col botto con Deep Night – The Best Of e Guilty Pleasures.

Dalle 23.15 a Villa Raggio sarà inoltre possibile provare l’esperienza VR con LIFE SUPPORT: la nave di ricerca e di soccorso di Emergency.

A stasera!

LAST DAYS OF SUMMER – STENZIN TANKONG
Visto da Virginia Marcolini

Tra le sconfinate montagne dell’Himalaya, un giovane pastore porta al pascolo le capre del proprio villaggio. Un suono misterioso inizia a turbarne la quiete ma sembra che nessuno riesca a sentirlo oltre a lui e suo fratello. Lui però deve concentrarsi sulla ricerca di una moglie per assicurarsi un posto nella gerarchia sociale del villaggio e le allucinazioni uditive lo rendono preda di sbeffeggiamenti generali. Sarà soltanto uno sciamano a credere alle sue parole e lo guiderà in un viaggio verso l’ignoto per svelare l’origine di questo mistero.

ULTRAVIOLET – VEERLE DE WILDE
Visto da Virginia Marcolini

Ultraviolet ci introduce in medias res nella vita della giovane Mathilde, una ragazzina che si sta affacciando all’adolescenza e che deve fare i conti con i sopraggiunti problemi psicologici della madre. Non sa come approcciarsi all’idea di una madre che vede ma non riconosce più, ed è attraversata da sensi di colpa che esorcizza andando a tentoni alla scoperta della propria femminilità.

La regista ci fornisce un ritratto tanto sensibile quanto schietto della presa di coscienza di una ragazzina del proprio corpo, desideri e insicurezze. La complessità del tema viene esaminata e racchiusa in una serie di semplici ritratti che ci consentono di assistere alla sua crescita: la confusione e la sopraffazione lasciano posto alla sicurezza e all’emancipazione. Mathilde è ora in pieno controllo di ciò che accade e decide finalmente di andare a trovare la madre.

LES BELLES CICATRICES – RAPHAËL JOUZEAU
Visto da Virginia Marcolini

Per Gaspard è stata un’estate infinita, nuotando nel ricordo di Leila e della loro relazione ormai conclusa. I due decidono di ricontrarsi in un bar dopo qualche tempo e tra imbarazzi e impacci iniziali cominciano lentamente a riconoscersi. Travolto da un tocco di nostalgia, Gaspard si ritrova a rivangare attimi di dolcezza perduta. Ma sono attimi brevi, perché i grigi sconosciuti che li circondano, come un coro greco, lo scrutano e ne giudicano severamente gli atteggiamenti. Per sfuggire a tutti quegli occhi, Gaspard e Leila si rifugiano sotto la tovaglia, nel loro mondo di colori vividi dove si riesce a piangere e dove emergono incompatibilità mai verbalizzate. È arrivato il momento di pagare il conto, separatamente, e di uscire da quel piccolo luogo condiviso per lasciarsi finalmente andare. Le cicatrici lasciate diventano belle da toccare e da ricordare.

MONTSOURIS PARK – GUIL SELA
Visto da Francesca Marchesini

Guil Sela gioca con i diversi livelli di narrazione metacinematografica. Lo spettatore osserva il parco Montsouris e le persone che lo popolano, scruta i personaggi con fare quasi voyeuristico e origlia svariate conversazioni. Spettatore e regista a tratti si accavallano, Sela opera su questa linea di confine, illustrando sapientemente i concetti semiotici di embrayage e débrayage: chi parla e con chi lo fa? A chi e cosa fa riferimento  il testo? E soprattutto, cosa significa l’immagine cinematografica?

OYU – ATSUHSI HIRAI
Visto da Eva Olcese

Con la scusa di recuperare un cestino smarrito, un uomo si reca presso i bagni pubblici l’ultimo dell’anno. Nell’atmosfera lattiginosa e fumosa affiora un forte senso di malinconia, alimentato dalle conversazioni ascoltate, dall’invito rivoltogli da uno sconosciuto di rimanere vicino alla madre e dall’osservare i gesti metodici con cui gli utenti dell’onsen si detergono. Come nel corto precedente (Return to Toyama del 2020), Hirai trae ispirazione dalla propria biografia per raccontare la cittadina di Toyama, un piccolo porto in declino sulla costa nord del Giappone, dal quale si è allontanato da tempo. Non senza rimpianti.

ET SI LE SOLEIL PLONGEAIT DANS
L’OCÉAN DES NUES – WISSAM CHARAF
Visto da Virginia Marcolini 

A Beirut, in un cantiere del lungomare, l’agente di sicurezza Raed deve impedire ai passanti di accedere al mare. Bistrattato da un lato dai cittadini che si ritrovano improvvisamente privati del mare e dall’altro tartassato dal suo capo dalle mire speculative, Raed si ritrova appeso a questo ruolo che non sa se vuole incarnare. Mentre l’orizzonte diventa ogni giorno più soffocato dai lavori di costruzione, vive un incontro particolare, forse sogno o simbolo dei suoi desideri. 

Il film è un ritratto poetico e surreale che esplora temi più intimi, come la privazione e la memoria, ma anche sociali, come la gentrificazione, attraverso un forte simbolismo visivo. Ambientato in un paesaggio metafisico sospeso tra sogno e realtà, il regista utilizza pochi dialoghi, rarefatti, comunicando principalmente tramite immagini. Proprio come in un sogno, i personaggi, appena accennati ma profondi, esprimono l’inadeguatezza delle parole e le suggestioni create lasciano un impatto emotivo intenso nello spettatore.

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