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Anche Concorto 2017 si avvia alla conclusione e dopo il suggestivo concerto di ieri con Christian Fennesz e Lillevan, stasera vi diamo appuntamento alle 21 all’Arena Daturi per le ambite premiazioni e la cerimonia finale!
Ultimo appuntamento pomeridiano alle 18 a Palazzo Ghizzoni Nasalli con la proiezione dei cortometraggi dei workshop “Audiovisiva” capitanato da Tomás Sheridan; a seguire, avremo il piacere di presentare i cortometraggi realizzati all’interno del progetto “El cine es un puente en el oceano”.
Come accennato qualche riga sopra, alle 21 all’Arena Daturi a Piacenza (viale Risorgimento, 7) avrà luogo la cerimonia di premiazione, in cui verranno assegnati l’Asino D’Oro, il Premio della Giuria, il premio della Giuria Giovani, il premio del pubblico e il premio BORDERS. Prima però proietteremo i film dei due registi che quest’anno fanno parte della giuria del Concorso Ufficiale, ovvero Anna Budanova e David Krippendorff. E dato che ci abbiamo preso gusto, abbiamo recensito anche questi tre – meravigliosi – cortometraggi!
E ora una piccola chicca dalla redazione di AsinoVola; come micro “premio della critica” abbiamo deciso di assegnare i nostri Asinelli d’Oro ai film che più hanno colpito i nostri sensibili cuoricini.

Margherita Fontana – Fatima Marie Torres and the Invasion of Space Shuttle Pinas 25 – Carlo Francisco Manatad
“Un titolo quasi più lungo del corto stesso ma una fotografia spaziale e un sapientissimo e inedito uso delle luci di Natale. Cose mai viste”.

Yorgos Kostianis – Calamity – Maxime Feyers
“Un film squisitamente claustrofobico che può ben vantare delle interpretazioni fenomenali, racchiuse una splendida estetica registica e drammaturgica.”

Carlotta Magistris – Valparaiso – Carlo Sironi
“Per la sua capacità comunicativa e il saper trattare con efficacia e senza banalità un argomento complesso e delicato, il mio asinello d’oro va a Valparaiso, di Claudio Sironi.”

Elena Saltarelli – Railment – Shunsaku Hayashi
“Nell’eterogeneo ensemble dei film visti in questa settimana di fuoco, quello che mi ha colpito maggiormente è stato Railment, il corto d’animazione giapponese diretto da Shunsaku Hayashi. Delicato, feroce, ridondante, onirico, essenzialmente triste: un taglio profondo nell’epidermide sociale, una presa di coscienza sgradita ma necessaria sul fatto che il futuro distopico profetizzato da Lewis, Orwell e Huxley non è poi così lontano.”

A seguire un bel po’ di interviste e le recensioni dei tre film fuori concorso!

Obida – Anna Budanova
Visto da Margherita Fontana

Presente a Concorto in veste di giurata, Anna Budanova propone un cortometraggio d’animazione del 2012 intitolato Obida (The Wound). La ferita a cui allude il titolo è quella inferta a una bambina dalle derisioni degli altri a causa del suo aspetto esteriore. La piccola reagisce dando letteralmente corpo alla delusione: uno scarabocchio tracciato sul pavimento per sfogare la frustrazione si trasforma in un mostro, destinato a prendere progressivamente il controllo della sua vita. L’ispirazione autobiografica del corto traspare dalla scelta di affidare al disegno il potere di creare un immaginario, anche invadente, nel quale la protagonista può trovare conforto. Attraverso un tratto crepitante dai toni pastello, Budanova guarda con tenerezza a chi cede alla violenza altrui, rifugiandosi nelle proprie paure. Molto curati da parte del piccolo gruppo di realizzatori sono i suoni e i rumori che animano i luoghi del vissuto della protagonista, creando atmosfere inquietanti e allo stesso tempo commoventi.

Sredi cerni voln – Anna Budanova
Visto da Elena Saltarelli

Secondo un’antica leggenda russa, le anime dei morti per annegamento si trasformano in animali marini. Questo cortometraggio animato, diretto da Anna Budanova, danza elegantemente intorno a questo concetto, evolvendosi e formandone altri: l’amore, la violenza, il desiderio, l’innocenza. La ragazza-foca protagonista, presa con la forza da un uomo e diventatane la moglie, non può fare a meno che volgere nostalgicamente il suo sguardo al mare da cui è stata strappata via; e questa metafora racchiude in sé tutta la complessità dell’animo umano, legata a doppio filo al ricordo, e la complessità di un amore aggressivo, che nasconde l’insicurezza dell’abbandono. Sostenuto da un tratto estremamente caratteristico e che restituisce appieno l’inospitalità della steppa russa, questo cortometraggio incanta per la semplicità con cui dà voce a sentimenti difficili e contrastanti; come in una byliny ci coinvolge in una visione in cui apprezziamo sia il versante formale rinforzato da un’estetica rituale, sia i significati che, sotto la neve e il ghiaccio, nasconde.

Nothing escapes my eyes – David Krippendroff
Visto da Yorgos Kostianis

“Né tu sei tu, né casa è casa” con questa citazione poetica di Mahmoud Darwish, David Krippendorff apre il ritratto direttoriale drammatico di una trasformazione silenziosa di un luogo e di un essere umano, entrambi sottoposti alla malinconia del conformismo. Vediamo una donna seduta di fronte a uno specchio da camerino, nel processo di una trasformazione da un’identità a un’altra. Mentre rimuove con riluttanza il suo costume e trucco egiziano, in cambio di un guardaroba moderno, la telecamera rivela che, in realtà, si trova in un parcheggio vuoto presso la piazza dell’Opera di Cairo. Il corto è un’allusione allegorica della caduta della Royal Opera House, in cui l’Aida di Verdi debuttò nel 1871; esattamente cento anni dopo, il teatro dell’opera fu completamente distrutto dal fuoco e sostituito da un parcheggio multipiano. Il film non include dialoghi ma è supportato esclusivamente da un estratto musicale dell’Aida di Verdi, il cui testo, come il film stesso, esprime le difficoltà di essere fedeli all’identità culturale senza subire la pressione del conformarsi. Questa dicotomia tra la trasformazione personale e quella urbana tocca il passato coloniale della città e la globalizzazione contemporanea, così come l’ambiente disorientato e la graduale perdita d’identità che la città ha subito.gli occhi.