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Eh bien, anche quest’anno siamo giunti all’ultima giornata di Concorto. Tenteremo di allontanare la tristezza con una giornata colma di emozioni e colpi di scena.
Alle 18, a Palazzo Ghizzoni Nasalli, imperdibile la proiezione dei cortometraggi del workshop cinematografico Audiovisiva, capitanato da Tomás Sheridan che si è svolto in questa settimana di festival.
Ci sposteremo poi alle 21 allo Spazio Rotative a Piacenza (via Benedettine, 66) per la cerimonia di chiusura, all’interno della quale verranno proiettati i film Flowers and Bottoms e Tierra Virgen, rispettivamente dei giurati Christos Massalas e Giovanni Aloi (recensioni qui sotto). A seguire, il video musicale “Una donna che conta” di Myss Keta realizzato dal giurato Simone Rovellini. E poi, spazio alle proiezioni dei film vincitori che scopriremo stasera!
Nel frattempo, come ormai da tradizione, anche noi della redazione di Asino Vola abbiamo assegnato i nostri Asinelli d’Oro, trovate a seguire le nostre auguste opinioni.
Concludiamo in bellezza con l’intervista a Heikki Ahola, mitico regista di Sex at the ski centre e con l’intervista a Jonatan Schwenk, regista del cortometraggio di animazione Sog.
Infine, grazie a tutt* voi che ci avete letto e seguito in questa intensa edizione di #Concorto2018, l’appuntamento è durante l’anno con le nostre multiple recensioni e i nostri reportage dai festival di tutta Europa!

Flowers and Bottoms – Christos Massalas
Visto da Margherita Fontana

Premiato dalla Giuria Giovani 2017 per il suo Copa Loca, Christos Massalas torna a Concorto quest’anno in veste di giurato con il suo “Flowers and Bottoms” (2016). Il cortometraggio di sei minuti è un gioiellino surreale e sensuale che si presenta come un florilegio di natiche e fiori. Attraverso un’atmosfera giocosa Massalas inscena uno scambio amoroso mediato dallo schermo: “Flowers and Bottoms” è infatti un film dentro al film offerto ad un anonimo personaggio del quale vediamo solo la nuca. Per riflettere sulla natura estetizzante dei rapporti umani nell’era post-mediale, il regista attua una scomposizione dello sguardo diretto verso questi “flowers and bottoms”, doni anonimi lanciati nell’etere. Al confine con la video-arte.

Tierra Virgen – Giovanni Aloi
Visto da Sofia Brugali

Questo breve documentario ci trasporta nel Perù dei campesinos in cui è in atto una rivoluzione pacifica, seppur non esente da violenze: la riconversione delle colture attraverso l’unione dei produttori in cooperative. Rinunciare al business della coca, finanziata dal narcotraffico, è però impresa non semplice, come mostra la storia di una piccola famiglia di coltivatori in cui il padre, Eusebio, decide di nascondere il raccolto proibito in mezzo alla canna da zucchero contro il volere della moglie Angelica. Marginale, ma altrettanto significativa, la vicenda del figlio, che ha abbandonato la scuola per aiutare i propri genitori, ma si ferma a spiare le lezioni dalla finestra quando va a prendere l’acqua in paese. In meno di un quarto d’ora, Giovanni Aloi ci parla della società rurale peruviana, in bilico tra tradizione, illegalità e voglia di cambiamento.

Sofia Brugali – Asinello d’Oro e Menzione

 

Perché sono appassionata di storie in cui l’amore sboccia e questo racconto sulla fine di una relazione mi ha fatta innamorare. Per la spietata e meravigliosa sincerità con cui il tema è stato affrontato. Per la poesia che si esprimere nel perfetto coesistere di parole, realtà ed animazione. Perché mi ha riempita di emozione e la commozione torna puntuale nel ricordo. Per tutte queste personalissime ragioni, il mio Asinello d’Oro va a Gros Chagrin (You will be fine) di Céline Devaux. Mi sento però in dovere di menzionare la perversa genialità di Heikki Ahola, con il suo Sex at the Ski Center. Solo una parola: grazie.

Margherita Fontana – Asinello d’Oro

Assegno il mio personale Asinello d’oro a Matria di Alvaro Gago per la sua capacità di dare un tono politico ad un dramma personale. Ma soprattutto per aver saputo descrivere in modo fedele e senza sbavature cosa può significare essere una donna.

Yorgos Kostianis – Asino d’Oro e Menzione

Quest’anno ci sono stati diversi film che mi hanno toccato le corde del cuore in modi differenti. Negative Space mi ha toccato da vicino a causa di un simile legame di preparazione di bagagli che condivido con mia madre, Gros Chagrin ha avuto un impatto ancora più intimo, affrontando temi di amore e disillusione con i quali tutti più o meno possiamo empatizzare; mentre Min börda mi ha spinto a contemplare la mia angoscia esistenziale da un punto di vista semplicemente esilarante. C’era un film, tuttavia, che ha colpito là dove fa male. Un film che ha scavato nelle cose che andiamo al cinema per dimenticare. Quel film era Kali di David Krippendorff. Hiam Abbass sale sul palco, reincarnata come una dea vendicativa, offrendo un monologo comburente che riflette il triste stato delle cose e tutte le diverse sfumature di oppressione che dividono la  nostra generazione.

Carlotta Magistris – Asino d’oro e Menzione

 

Quest’anno il mio Asinello d’Oro va a Gros Chagrin, raffinato cortometraggio di Celine Deviaux vincitore allo scorso festival di Venezia. La delicatezza con cui la regista francese ha saputo coniugare immagini di coppia che trasudano un’intimità ormai soffocante a un’animazione che sembra andare oltre la patina del mondo reale e mostrare metaforicamente lo strazio sentimentale nei singoli momenti sul finire di una storia d’amore lo rende un film che parla alle corde più cupe del cuore con un linguaggio penetrante e universale. Menzione speciale per Hector Malot, della greca Jacqueline Lentzou, che attraversa l’ultima giornata dell’anno di una giovane ragazza alle prese con il proprio dramma sentimentale e familiare visto da un punto di vista intimo e personale.

Elena Saltarelli – Asino d’Oro e Menzione

 

Quest’anno il mio Asinello d’Oro va senza ripensamenti a Negative Space, cortometraggio francese animato da Max Porter e Ru Kuwahata. Quest’opera riesce a coniugare mirabilmente forma e contenuto, regalandoci un lavoro dal ritmo impeccabile e capace di far emozionare. Lungi
dall’essere un mero esercizio di stile, indaga il rapporto tra un padre e un figlio, parlando quando è necessario farlo, e tacendo nei momenti più giusti. Tutto è al suo posto, tutto è ordinato, e il caos che ribolle sotto la superficie è percepibile proprio dall’esasperazione della metodicità.
Menzione d’onore per Vihta, la commedia belga diretta da François Bierry: mi è rimasta nel cuore dalla prima visione in pre-selezione, perché è la commedia che non ti aspetti, un soffio d’aria fresca. Pur sembrando controversa e fuori dagli schemi, nasconde un inconsueto esempio di eleganza che fa ridere. Cosa rara, nell’hic et nunc del panorama cinematografico.

Maddalena Franco (nostra indomita traduttrice) – Asino d’Oro

 

Ho deciso di assegnare il mio Asinello d’Oro al cortometraggio All These Creatures di Charles Williams. La ragione di questa scelta è da ricercarsi nella decisione del regista di affidare il racconto dell’infermità mentale a un giovane ragazzo che assiste in prima persona alla degenerazione mentale del padre. Il modo in cui Tempest ci racconta la sua storia è semplice, sincero e commovente: in maniera del tutto genuina e innocente, attribuisce il malessere del padre a una invasione di cicale nel suo giardino e spera che, una volta volate via, le fastidiose cicale si portino via anche il male del padre.

Virginia Carolfi – Asinello d’Oro e Menzione

 

Il mio personale Asinello d’Oro va a Matria, di Alvaro Gago, per aver raccontato senza pietismi il ruolo centrale della donna nella società, dalla notte dei tempi a oggi. Un ruolo chiave, passato inosservato da sempre, ma che ha permesso all’umanità di sopravvivere, crescere ed essere in qualche modo felice.

Menzione speciale al belga Vihta, di François Bierry, perché mi ha fatto fare qualche sana risata naturista. E non è poco.