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Siamo al terzo appuntamento con i Corti in Quarantena, i migliori cortometraggi in chiaro online presi dalle più recenti edizioni di Concorto Film Festival. Dedicato a chi sta strippando, a chi invece in casa al calduccio ci sta stroppo bene, a chi sta soffrendo e a chi, resiliente, non si arrende. Buona visione!

Marguerite – Marianne Farley
Visto da Carlotta Magistris

Marguerite, cortometraggio del 2017 girato dalla canadese Marianne Farley, è un delicato film su un confronto generazionale fatto d’amore e di cura fra una donna anziana malata e l’infermiera che occupa quotidianamente di lei, Rachel. Con ritmi lenti ed espressivi primi piani ad enfatizzare le differenze e la connessione fra le due donne, attraverso la storia d’amore omosessuale di Rachel con la propria compagna, la fragile protagonista Marguerite ripercorre mentalmente la propria storia amorosa passata, rispolverando una vecchia ferita che ora sembra lasciare l’ombra di un sorriso in bilico fra la nostalgia e una lieve amarezza.

Babies – Yuval Shapira
Visto da Margherita Fontana

Una madre è svegliata nel cuore della notte dal pianto del suo bambino, ma non ha di che sfamarlo. La donna, così com’è, scalza e ancora in camicia da notte, esce di casa e lo abbandona. Il gesto che potrebbe sembrare frutto di una scelta disperata, sembra piuttosto l’esito di una
concatenazione di eventi inarrestabili. È una forza invisibile, una necessità senza scampo quella che trascina via la donna dalla sua casa verso una serie di surreali incontri notturni. Il paesaggio umano e architettonico descritto dal cortometraggio è fatto di geometrie abitate da fantasmi,
malati, profughi e soldati. La splendida fotografia notturna di Ilya Marcus porta lo spettatore di fronte a questa schiera di persone fuori contesto.

Sometimes, I think about dying – Stefanie Abel Horowitz
Visto da Carlotta Magistris

Efficace cartolina dai colori freddi della depressione, Sometimes, I think about dying è il racconto silenzioso di una giovane e solitaria lavoratrice e del proprio vuoto difficile da comunicare e da soggiogare. Complicato davanti a sé stessa, insormontabile davanti a chi cerca di superare il muro di ghiaccio o provare a scioglierlo almeno un po’ deludendo aspettative, conversazioni e viaggi in macchina con una coltre di nebbia davanti, pensieri mortiferi sulle spalle e nessuna maschera a salvare anche solo un’apparenza di conformazione. Poi invece, per scelta o per necessità, c’è il ghiaccio che si scioglie e finalmente il punto di partenza o quello di arrivo.

Matria – Álvaro Gago
Visto da Margherota Fontana

Il cortometraggio di Álvaro Gago arriva a Concorto dopo aver collezionato premi in numerosissimi festival (tra gli altri il gran premio della giuria al Sundance 2018). In Matria seguiamo la sfibrante routine giornaliera di Ramona: sposata con un uomo brusco e scostante, la donna si divide tra la cura della casa e il lavoro di operaia presso una fabbrica di confezionamento di cozze. Vessata e insultata da tutti trova conforto nell’amore per la figlia e la nipotina. Matria è un neologismo usato, tra le altre, da Virginia Woolf e ripreso poi dal femminismo, per indicare l’alternativa alla patria: è l’unione delle persone resa possibile dalle donne, dal loro essere madri, figlie e sorelle, dalla loro accoglienza, sacrificio e cura. L’omonimo corto di Gago mostra attraverso una narrazione cruda e sintetica, la drammaticità insita in questa condizione e la forza umana di tale sacrificio.

Hotaru –  William Laboury
Visto da Yorgos Kostianis

Martha ha un dono. Il suo cervello è suscettibile all’ipermnesia, ovvero l’abnorme aumento della capacità di rievocare i ricordi. Grazie a questo suo ineffabile dono, viene scelta per un esperimento nello spazio. Sottoposta a un letargo perenne per lo scopo dell’esperimento, Martha viaggia eternamente nei sogni lucidi della sua memoria infinita. L’immagine sbiadita di un ragazzo però, rimane indelebile nella sua memoria.
Traendo ispirazione dal radicale stile cinematografico di Chris Marker e dall’intuizione poetica di Alain Resnais sulle idiosincrasie della memoria, William Laboury ha modificato una vasta quantità di found footage firmando una opera tanto avanguardista quanto incantevole.

United Interest – Tim Weinmann
Visto da Silvia Alberti

Su uno sfondo in bianco e nero di una città ottocentesca in fermento, si mette in moto una mesta parata che con occhio critico ripercorre analizzando le tante zone d’ombra dell’America del secolo scorso. Altro che Zio Sam: giovedì nero, seconda guerra mondiale, boom economico, ku klux klan, speculazioni sulla speranza, crisi immobiliare, terza rivoluzione tecnologica. Tim Weinmann: quello che irrita di più è che hai incredibilmente ragione.

Roadtrip – Xaver Xylophon
Visto da Sofia Brugali

– Che cosa stai aspettando?
– Che accada qualcosa di sinfonico…
– Aspetta e spera… di solito bisogna prendere in mano la situazione!

Mamma Berlino, placida e suadente, è una maga che strega la propria prole con l’incantesimo del suo incessante mormorio artificiale e Julius è una delle sue ignare vittime. Bloccato nell’immobilità propria del calcestruzzo, la sua mente è vigile, costantemente trascinata da una corrente di pensieri così potente da privargli il sonno.
Come sconfiggere l’insonnia e raggiungere il mondo dei sogni? Come smettere di lasciarsi scivolare e “finalmente iniziare a vivere”?
Il viaggio di Julius alla ricerca del sonno perduto, una volta superata la pericolosa palude dei pretesti, finirà con la dolce ninna nanna della pioggia, trasformando situazioni apparentemente sfavorevoli in occasione. Con un pizzico d’aiuto da parte dei suoi affetti e tanta forza di volontà.

Pineapple Calamari – Kasia Nalewajka
Visto da Sofia Brugali

Pineapple Calamari è un cortometraggio claymation che confonde spettatori e personaggi col suo gioco di opposti: dinamiche esterne favolistiche e moti interni reali, situazioni comiche e avvenimenti tragici, pazzia e consuetudine si fondono in una stridente armonia. È questa tensione antitetica a rendere la perdita dell’equilibrio – sia letterale che figurata – il primum movens della trama, che da semplice illustrazione diviene riflessione. Il cavallo Pineapple Calamari vive una felice routine con le sue due allevatrici ed una scorbutica gallina, ma la quotidianità viene stravolta dalla scomparsa di una delle due donne. L’abitudine diventa una prigione che ancora i vivi al passato, in una egoistica svalutazione del presente; la normalità si rivela estranea.
Kasia Nalewajka riesce ad esplorare con leggerezza la psiche umana e la sua difficoltà nell’elaborare l’assenza, descritta nella sua forma più definitiva: la morte.

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