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Visa pour l’Afrique intende indagare il grande continente africano attraverso una serie di film che possano descrivere la cultura, le tradizioni e i paesaggi caratteristici dei vari Paesi che compongono l’Africa, in una mappatura la più ampia possibile. Non intendiamo focalizzare la nostra attenzione sul fenomeno contemporaneo della migrazione, nel senso che questo fenomeno, pur importante e che coinvolge ogni anno milioni di persone, rappresenta solo uno dei fenomeni che interessano l’attuale geopolitica.
Questa volta, quello che ci interessa mettere in luce dell’Africa è la sua ricchezza culturale, la bellezza dei suoi paesaggi, le virtù e le contraddizioni di un insieme di Paesi troppo spesso relegati alla cronaca delle guerre o della povertà. L’invito al nostro pubblico è quello di munirsi di visto (è il visto che ottengono tutti i sognatori) e partire con Concorto per un Gran Tour che ci farà scoprire la terra delle nostre radici più antiche. Occorrerà anche imparare nuove parole: serviranno per catalogare i mille modi in cui la sabbia si accumula vorticando nel deserto oppure per descrivere i colori abbaglianti di una natura e di una Terra troppo spesso dimenticata.


I film selezionati 

a cura di Simone Bardoni e Claudia Praolini

Black America Again di Bradford Young, Usa, 2016
Condrong di Gonçalo Almeida, UK, 2016
Dem Dem! di Pape Bouname Lopy, Marc Recchia, Christophe Rolin, Belgio, Lussemburgo, Senegal, 2017
Happy Today di Giulio Tonincelli, Italia e Francia, 2017
Initiation di Teboho Edkins, Germania, Sud Africa, Lesotho, 2016
Mama Bobo di Robin Andelfinger & Ibrahima Seydi, Belgio, 2017

BLACK AMERICA AGAIN – Bradford Young | visto da Elena Saltarelli

Questo videoclip del rapper americano Common si può descrivere come una street ballad dai toni malinconici e tribali.
La cifra estetica rappresenta una parte consistente dell’opera, giocata su toni monocromatici e aiutata da una fotografia lirica che intervalla ritratti a danze contemporanee, foglie novelle provenienti dall’antichissimo albero dei balli rituali.
Le immagini ci mostrano il susseguirsi di personaggi di colore che danzano in diverse parti della città, uniti dall’architettura urbana e dal colore scuro della loro pelle, orgoglio e dannazione delle loro vite ipermoderne. La sopravvivenza dei tratti antichi della comunione attraverso l’atto liberatorio del ballo tribale li salva dalla perdita di un’identità che nella commistione di popoli e culture racchiuse nella denominazione “america” è facile dimenticare. Un piccolo gioiello, che riesce a coniugare consapevolezza e incanto

CONDRONG – Gonçalo Almeida | visto da Claudia Praolini

Questo documentario breve è ambientato in Gambia. Nonostante ci si trovi in un luogo dove i colori del paesaggio sono vivacissimi, il regista Gonçalo Almeida per raccontare la sua storia sceglie un incisivo bianco e nero che ci immerge fin da subito in un’atmosfera inquietante. Si va alla ricerca di uno spirito mitologico, il Condrong, attraverso una serie di testimonianze che descrivono questo essere sulla base di incontri diretti ma il più delle volte in base a racconti tramandati. Cosa sia effettivamente il Condrong ci viene riassunto in una delle primissime inquadrature “Non è un essere umano e non è neanche un demone: è una creatura di Dio”. L’indagine ci conduce all’interno della parte più magica e misteriosa dell’Africa, quella relativa alla sua totale congiunzione con la Natura dalla quale derivano credenze ancora oggi totalmente presenti. Nonostante la popolazione gambiana sia per il 94% mussulmana e per il 5% cristiana, le grandi religioni non hanno minimamente scalfito la potenza di un universo mitologico fatto di spiriti e demoni che ancora oggi abitano le notti delle genti di questi luoghi.

DEM DEM! – Pape Bouname Lopy, Marc Recchia, Christophe Rolin | visto da Sofia Brugali

Partire. Questo il titolo del cortometraggio di Rolin – Recchia – Bouname Lopy, parte della rassegna dedicata al continente africano, in cui un pescatore senegalese, trovato in mare un passaporto belga, decide di lasciare la propria terra in cerca di un futuro (ed un presente) migliore. Il conflitto interiore dell’uomo, sospeso tra il rimanere ed il partire, si esprime magistralmente in un susseguirsi di dualità: il cielo ed il mare, l’uomo e la donna, l’antica saggezza sciamanica e la modernità. Ma ciò che sembra spezzato infine si ricompone: il cielo dona la pioggia al mare, uomo e donna si congiungono e lo sciamano accompagna il giovane protagonista nella sua decisione. Un film da godere con gli occhi e da apprezzare con lo spirito.

HAPPY TODAY – Giulio Tonincelli | visto da Carlotta Magistris

Happy Today, dell’italiano Giulio Tonincelli, è un cortometraggio documentaristico che si focalizza sulla figura di Patricia, una giovane donna che vive in un piccolo villaggio dell’Uganda e assiste le nuove madri durante il travaglio e l’emozione del dare vita al proprio figlio. Con una fotografia intima e curata nei dettagli e una regia che non risparmia allo spettatore immagini forti e intense, il corto riesce con delicatezza a entrare nel cuore di uno dei momenti più fragili della vita di una donna in uno dei luoghi più fragili del mondo, senza mai cadere nel pietismo che è facile sfiorare quando si raccontano questo genere di storie ma senza neanche arrivare al rischio dell’impersonalità che gli approcci documentaristici a volte toccano.

INITIATION – Teboho Edkins | visto da Silvia Alberti

La commistione tra uomo e natura, i colori accesi, i canti di gruppo: riti che ci trasportano in un mondo a noi spesso estraneo, il mondo indigeno. Nello Stato del Lesotho, territorio enclave all’interno della Repubblica del Sudafrica, si consumano le stesse sfide delle civiltà occidentali. Una di queste è il passaggio dall’età dell’innocenza a quella adulta. Dieci minuti ci bastano per superare i confini e vincere l’estraneità

MAMA BOBO – Robin Andelfinger & Ibrahima Seydi | visto da Margherita Fontana

Dakar, Senegal. Mama Bobo è un’anziana vedova che vive rispettata dagli abitanti del suo quartiere e amata dalla sua famiglia. La sua è un’esistenza al confine con il racconto popolare: tutti i giorni, compiendo quasi un rituale di preghiera, si reca alla fermata dell’autobus ad attendere il marito che visita i suoi sogni e le sue visioni. La donna non sopravvivrà al cambiamento inarrestabile della sua città. Con Mama Bobo Robin Andelfinger e Ibrahima Seydi raccontano una favola che fa riflette sul presente del Senegal, stretto in una morsa tra tradizione e sviluppo. Lo spirito antico e mitico del paese, incarnato da Mama Bobo, finisce per essere disorientato nella frenesia dell’attualità. Non senza che resti una speranza per il futuro.