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a cura di Simone Bardoni | recensioni di Virginia Marcolini e Anna Vullo

Col consueto interesse a esplorare e diffondere cinematografie meno conosciute, a Concorto Film Festival sono stati dedicati negli anni focus geografici a decine di Paesi. Quest’anno torniamo a occuparci di Sudamerica. Dopo Cuba, Argentina e Colombia, il focus territoriale della ventiduesima edizione di Concorto sarà dedicato al Brasile.

Negli ultimi anni le produzioni di film brasiliani di altissimo spessore, ricerca visiva e contenuti potenti, connotati da forte carica emotiva, si sono moltiplicati. I film brasiliani sono diventati tra i più interessanti del panorama contemporaneo, sia per freschezza di visioni, sia per innovazioni stilistiche, sia nel campo delle fiction, sia in quello delle animazioni e dei documentari. Un cinema sociale e intimo allo stesso tempo, che, nei lungometraggi come nei cortometraggi, riflette le sfaccettature di un Paese complesso, mettendo in luce le differenze economiche e le polarizzazioni etniche e politiche, spaziando così dal dramma della vita quotidiana e dalla commedia, al crimine e alla satira. Il focus Brasile di Concorto 2023 porterà queste visioni durante la settimana del festival con un doppio appuntamento di proiezioni.

I film selezionati 

a cura di Simone Bardoni

Escasso di Clara Anastácia, Gabriela Gaia Meirelles, 2022
Fantasma Neon di Leonardo Martinelli, 2021
A Terra Em Que Pisa di Fauston da Silva, 2016
O Orfao di Carolina Markowicz, 2018
São Paulo Open Wound di Elizabeth Rocha Salgado, 2021
Vaca Profana di René Guerra, 2017

SCARCE (ESCASSO) di Clara Anastácia e Gabriela Gaia Meirelles | Visto da Anna Vullo

Il mockumentary delle due registe brasiliane Clara Anastácia e Gabriela Gaia Meirelles ha come protagonista Roseane Silveira de Oliveira, che racconta, tramite quella che dovrebbe essere un’intervista, la sua storia. Rose chiede alla squadra che filma di non far caso al disordine, perché ha appena iniziato a pulire, ma sono tutti benvenuti in casa. Si scopre, però, che questa casa non è sua. Cresciuta nella comunità (non “favela”, perché quando si dice quella parola non si sa cosa pensano le persone) di Pavuna, Rose è una “professionista di animali”. Un giorno passeggiando con il cane ha notato che la porta di questa casa era aperta, è entrata e poi è semplicemente rimasta. La sua missione è ora quella di occuparsene e aspettare che la padrona, che ormai ha avuto modo di conoscere tramite gli oggetti lasciati in casa, torni sana e salva. Tramite il finto linguaggio documentaristico le registe danno voce a diverse problematiche sociali presenti in Brasile, calandole in un contesto individuale e soprattutto molto umano. La verità che esce fuori da questa apparente intervista è che quella casa è l’unico riparo possibile per Rose e che è preoccupata per la padrona di casa perché altrimenti non capisce cosa spingerebbe una persona ad andarsene. D’altronde, come dice lei, c’è chi si occupa degli anziani, chi dei bambini. Lei di una casa. Forse il vero reato è avere una casa vuota e la gente per strada. 

NEON PHANTOM (FANTASMA NEON) di Leonardo Martinelli | Visto da Anna Vullo
Dopo una lista delle innumerevoli cose che al giorno d’oggi possono esserci consegnate a domicilio, incontriamo João, il protagonista di Fantasma Neon. Ci racconta la sua storia ma, sorprendentemente, decide di raccontarcela cantando. “Tra le strade e i semafori, tra il Brasile e la polvere” ci sono le consegne giornaliere e a questo canto e a questa danza ribelle si aggregano anche altri, ognuno con la propria storia, le proprie scelte forzate, che spesso pesano più del borsone che si devono portare appresso tutto il giorno. La lamentela può concernere anche soltanto una salsa barbecue consegnata al posto della salsa tartara, ma se non vogliono recensioni brutte non possono far altro che sorridere (nonostante il sorriso sia soltanto disegnato sulla mascherina anti-Covid). Vincitore del Pardino d’oro per il miglior cortometraggio internazionale al Locarno Film Festival nel 2021, e diretto dal regista di Rio de Janeiro Leonardo Martinelli, Fantasma Neon vuole dare voce a una delle categorie lavorative più eticamente calpestata. A far colpo è anche il suo carattere musicale. D’altronde, ci spiega João, a loro avevano detto che sarebbe stato come in un musical, “lavorate tanto, così tutto andrà bene alla fine”. Ma la vera domanda è: bene per chi?

THE ORPHAN (O ÒRFAO) di Carolina Markowicz | visto da Anna Vullo

In una stanza grigia e piena di cartelle tutte uguali tra loro, viene detto a Jonathas che Paula e Raul hanno intenzione di adottarlo. Jo si mostra da subito sconcertato, nonostante la signora Leila lo rincuori dicendogli che questa volta funzionerà. Vari flashback ci mostrano la sua scorsa esperienza con Daniela e Carlos. La coppia sembrava non vedere l’ora di avere un figlio, ma nel momento in cui capisce che Jo preferisce diventare un cheerleader piuttosto che un calciatore, che gli interessa giocare di più con i rossetti che con i palloni, il loro affetto per lui viene meno. Per questo, anche se bullizzato dagli altri per la sua effeminatezza, Jo trova l’orfanotrofio un posto sicuro, perché è qui che sta Vanessa, la sua unica amica, che lo apprezza esattamente così come è. Con The Orphan, la regista di San Paolo Carolina Markowicz indaga, partendo da una storia vera, i pregiudizi e la chiusura mentale che si possono trovare anche nel processo di adozione, un ambito delicato, in cui l’accoglienza dovrebbe essere prioritaria. Jo dovrà dare una possibilità a Paula e Raul. Sarà diverso stavolta?

SAO PAULO OPEN WOUNDS | visto da Virginia Marcolini
In un momento politico in cui il governo brasiliano incita all’intolleranza e alla violenza contro i corpi dissidenti, un gruppo di artisti underground della scena di San Paolo si riappropria di queste icone di violenza e le fagocita con altrettanta ferocia. Qui il corpo diventa strumento e manifesto di lotta, e trova nell’arte la sua forma più alta di liberazione.
Presentato al Clermont-Ferrand film festival, Sao Paulo open wounds è un documentario costruito su più voci, che per sopravvivere operano di nascosto, nelle fessure, di notte. Gli spazi occupati dai corpi diventano luoghi che, in contrapposizione alla rivitalizzazione neoliberale delle zone periferiche, vengono abitati con la rave-talizzazione e il clubbing. Da queste ferite aperte nel cuore pulsante del tessuto urbano, ma ad esso marginale, nascono spazi di resistenza.

VACA PROFANA (PROFANE COW) | visto da Virginia Marcolini
Nadia è una donna transgender che sogna di diventare madre. Ana Maria è una giovane ragazza che ha da poco partorito e che decide di non voler tenere la bambina. Le due riusciranno a trovare, tra incertezze e ripensamenti, un accordo in grado di pacificare i propri animi.
In poco più di quindici minuti il regista René Guerra riesce ad indagare con una delicatezza cruda e pungente la maternità, concepita come condizione dell’esistenza più che come capacità procreativa.
È proprio quando il tribunale ne sancisce legalmente la maternità, che Nadia vivrà in prima persona l’esperienza del parto, determinando una rinascita personale e della bambina.
Ora Nadia è finalmente madre. È sempre stata una madre.

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