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a cura di Simone Bardoni ed Emma Baruffaldi

Uno dei Focus geografici sull’Europa è quello dedicato alla Lituania. L’idea di questo Focus è partita dalla vittoria di Kolektyviniai sodai (Community Gardens) di Vytautas Katkus all’ultima edizione di Concorto: un Asino d’oro incollato al presente cinematografico e a una cinematografia in evoluzione. Negli ultimi due decenni, film e cortometraggi, così come retrospettive dedicate ai più importanti registi lituani, sono stati presentati in anteprima ai più importanti festival internazionali. La sensazione di spostamento attivo è rafforzata non solo dall’aumento della produzione cinematografica – se nell’ultimo decennio c’erano da due a tre lungometraggi in un anno, nel 2016 ben tredici film lituani hanno debuttato nelle sale cinematografiche – ma anche dagli audaci debutti dei giovani registi.

In questi film vediamo uno sguardo ironico sulla realtà e un’analisi delle maschere sociali. Dagli anni ’60 si è sviluppata una forte tradizione nel documentario lituano, che incoraggia i cineasti a cercare punti di vista originali, a esplorare questioni esistenziali e identità nazionale. Il documentario contemporaneo lituano rompe i canoni e cerca nuovi modi per comunicare la realtà, affrontando spesso problematiche sociali dolorose. Anche i cortometraggi e i film d’animazione sono innovativi e atipici. Questa intersezione tra cinema d’autore tradizionale e cinematografia lituana rivela nuove tendenze stilistiche e tematiche, che vogliamo mettere in risalto in questo Focus.

La rassegna è organizzata con la collaborazione di Lithuanian Shorts, agenzia di cortometraggi che promuove i cortometraggi lituani a livello nazionale e internazionale.

I film selezionati 

a cura di Simone Bardoni ed Emma Baruffaldi

Kolektyviniai sodai (Community Gardens), Vytautas Katkus, 2019
Komisija (Commission), Vytautas Oškinis, 2019
Konkursas (The Contest), Saulė Bliuvaitė, 2019
Laivas (The Ship), Jokūbas Lapinskas, 2018
Stovintis vanduo (Still Water), Dagnė Gumbrevičiūtė, 2018
Vienas gyvenimas (One Life), Marija Stonytė, 2019

Kolektyviniai sodai – Vytautas Katkus
Visto da Elena Saltarelli
Questo cortometraggio, diretto dal regista lituano Vytautas Katkus, utilizza un incendio, scoppiato in un quartiere residenziale, per parlare del rapporto che un padre e un figlio hanno tra di loro. Il figlio, emigrato in Albania, ha con il padre un rapporto molto superficiale: questo si riverbera, come le fiamme dell’incendio, in ogni scambio che avviene tra di loro. Il tono colloquiale della macchina da presa indugia sull’effetto di azione e reazione che accade tra i due, creando situazioni sottilmente tragicomiche ma delineanti un quadro desolante del rapporto padre-figlio in questione. La mancanza di un nipote viene più volte sottolineata, a sottendere l’assenza di presa di responsabilità del figlio trentaduenne, che ogni minuto che passa si sente sempre più a disagio in una famiglia che fatica a sentire come sua.

Komisija – Vytautas Oškinis
Visto da Yorgos Kostianis

Negli ultimi anni, le scelte linguistiche della Commissione Statale della lingua Lituana sono state oggetto di scrutinio e di critiche costanti tra i lituani. Per alcuni, è un’istituzione che tutela e diffonde i principi più importanti della lingua; mentre per altri, non è che un anacronismo del regime sovietico, che cerca di legittimarsi attraverso l’uso di leve burocratiche.
Come una mosca sul muro, il regista ascolta attentamente i loro dibattiti e ci presenta una astuta selezione delle loro dispute interne che inevitabilmente sembra in qualche modo una allegoria del sempre crescente divario generazionale di oggi.

Konkursas – Saulė Bliuvaitė
Visto da Irene Pagano

Orientarsi all’interno delle dinamiche dei social e sviluppare una consapevolezza delle leggi non scritte che regolano le interazioni all’interno degli stessi può essere un incubo esasperante, in particolare per un adulto. Come ritrovarsi da un giorno all’altro a fare i conti con un linguaggio che credevamo di capire per renderci conto di averlo sempre semplificato, fraintendendolo nella foga del comunicare.
Silvija, protagonista di “The contest” di Saulė Bliuvaitė, è una donna divorziata con due figli ormai indipendenti. Per lei i social non sono luogo di condivisione, ma di competizione. Ostentare la propria soddisfazione, la propria forza e capacità di rialzarsi e trionfare (tutto nella speranza che il trionfo avvenga sotto agli occhi dell’ex-coniuge) sono lo scopo del “contest”. Ai figli resta un senso confuso di imbarazzo e responsabilità, il dovere di proteggere il genitore da sè stesso e da ciò che non sa interpretare ma anche di proteggere se stessi dall’influsso tossico del proprio genitore. Uno schermo di distacco e annoiata apatia, assieme alla volontà di autodefinirsi al di fuori del proprio ruolo nel nucleo familiare, sono gli strumenti che li condurranno ad un finale bizzarro, a metà tra momentanea felicità e un amaro tentativo di evasione dalla realtà.

Laivas – Jokūbas Lapinskas
Visto da Yorgos Kostianis

Il passato è un animale grottesco e le ferite lasciate dalle sue grinfie non sono facili da curare.
Dopo la morte dei loro parenti, due fratelli cercano di leccare le loro proverbiali ferite aggrappandosi disperatamente l’uno all’altro, nel disperato tentativo di sopravvivere nella loro decadente casa familiare.
Il passato, tuttavia, rimane inesorabile e la desolazione mette alla prova il loro legame fraterno.
Il film è permeato di musica dall’inizio alla fine e rivestito in un bianco e nero grintoso che riecheggia l’estetica offbeat di Jarmusch mescolata con la fragile sensibilità di un dramma familiare di Dolan.

Stovintis vanduo – Dagnė Gumbrevičiūtė
Visto da Irene Pagano

“Still Water”, cortometraggio della regista lituana Dagnė Gumbrevičiūtė, sembra interessato a comunicare con un’area primitiva del sentire, quella degli istinti semplici e delle percezioni sottili. Con un uso dei colori ed un focus sul mondo naturale che richiamano Tarkovsky, Gumbrevičiūtė ci presenta personaggi appena tratteggiati, evanescenti eppure archetipici; per quanto restino a noi estranei, le inquadrature sembrano forzarci in un malinconico stato di empatia e tenerezza attraverso lunghi primi piani, campi medi che vedono i protagonisti emergere come unici soggetti umani nel paesaggio naturale e spezzoni girati con prospettiva in prima persona. I tempi narrativi sono dilatati e diluiti dallo scrosciare dell’acqua e dall’espandersi dell’ambiente subacqueo, dotato di un’aura purgatoriale ma non inquietante, a dispetto dell’asfissia e dell’impenetrabile oscurità che lo caratterizzano.

Vienas gyvenimas – Marija Stonytė
Visto da Irene Pagano

C’è una parte di crudeltà nella vita sulla cui esistenza tutti possono convenire. Allo stesso modo, vi è una parte di fragilità. Un toccante, baluginante frammento che ci spezza inesorabilmente il cuore perché non possiamo fare a meno di riconoscerci in esso. Forse è di questo che “One life” di Marija Stonytėn parla davvero. Ci viene data l’occasione di osservare la breve vita di un essere estremamente fragile, da sempre associato simbolicamente alla bellezza ed alla sua ironica natura. Il corto ha un modo delicato ma diretto di suggerirci che lo splendore, in particolare quello destinato a non durare, richiede martiri. Le farfalle vengono allevate amorevolmente per essere poi inviate a morire, ma la loro fine avrà un ruolo nella creazione di altra bellezza. Ciò di cui siamo testimoni è un massacro esteticamente gradevole, la cui violenza ci arriva obliqua e dolorosamente gentile, lasciandoci sorridenti e leggermente turbati.