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Con grande piacere inauguriamo oggi i giornalieri di #Concorto2018!
Ringalluzziti (ma anche provati) dall’opening party di ieri, in cui Bruno Belissimo ha dato il meglio di sé, ci avviamo oggi verso la prima giornata di proiezioni a Parco Raggio. Come sempre, breve introduzione su tutto il programma e a seguire le recensioni a cura della nostra agguerrita redazione.
Inauguriamo le proiezioni del concorso ufficiale con Futuro Prossimo di Salvatore Mereu, una piccola storia di migrazione che ne vale migliaia; Counterfeit Kunkoo, attraverso una vicenda ambientata nell’India contemporanea, ci porta a riflettere sul ruolo della donna oggi; con Poisson de Mars vediamo una insolita versione del “pesce d’aprile” mentre Gros Chagrin ci pone di fronte alle mille sfumature di una storia d’amore conclusa. Kali, di David Krippendorff (alla sua terza edizione concortiana!), è un film ispirato alla canzone Pirate Jenny da parte della leggendaria Nina Simone; l’animazione svedese Min Börda ci regala uno stralunato bestiario sulla solitudine e Ato San Nen conclude la prima serata con una commedia agrodolce tra Occidente e Oriente.
Alle 23.45 in Serra ci attende la prima serata dedicata ai film “de paura”, ovvero Deep Night! Qui tutte le recensioni. Alle 23.30 invece, nel rinnovato Boschetto di Parco Raggio, un concerto imperdibile: Japan Suicide Trip, con il grande pianista jazz Umberto Petrin impegnato in un viaggio psichedelico che unisce il Giappone in tutte le sue forme, il teatro di Artaud, il jazz e l’improvvisazione all’elettronica drum’n’bass-trip step-funk.
A seguire, le recensioni dei film in concorso.

Futuro Prossimo – Salvatore Mereu
Visto da Sofia Brugali

Il presente si consuma indifferente nel cortometraggio di Salvatore Mereu, i cui protagonisti sono impegnati nel semplice quanto arduo mestiere di vivere. Ecco allora un uomo chiudere a chiave una cabina sulla spiaggia, interferendo involontariamente nella vita di una donna scappata dal centro accoglienza. Con lei la bambina di cui si è fatta carico alla morte dei genitori, avvenuta durante la traversata in barcone. Il desiderio di normalità delle due protagoniste, nella realtà come nella finzione cinematografica, è ostacolato di giorno dalla mancanza di lavoro e di notte dall’assenza di un rifugio, di una casa. È la ricerca della felicità degli invisibili. In questi 16 minuti, due vite ne rappresentano migliaia.

Counterfeit Kunkoo – Reema Sengupta
Visto da Elena Saltarelli

Questo cortometraggio di 15 minuti racconta l’Odissea di una donna indiana, alla ricerca di una casa in affitto. Essere nubile costituisce un grave ostacolo nella società indiana: nessuno vuole come affittuario una donna sola, e la protagonista, dopo essere scampata a una vita di violenze, trova nella violenza sociale un ostacolo ancora più grande. La difficoltà e l’annaspare alla ricerca di una propria individualità vengono resi con un serrato uso della camera e del montaggio, che restituiscono un prodotto cinico e martellante, come le porte in faccia e la superficialità in cui si imbatte la figura femminile protagonista. Quest’opera riesce bene a delineare una grave mancanza sociale e culturale, senza scadere nella retorica e nei pietismi, ma denunciando il fatto semplicemente descrivendolo.

Poisson de Mars – Pierre-Marc Drouin
Visto da Elena Saltarelli

Questo cortometraggio di 14 minuti parla, con tratti di commedia nera, di una cena in famiglia. L’occasione è il trentanovesimo compleanno di un fratello di Louis, un uomo che soffre di depressione. La chiave di tutto è il pesce d’aprile che la famiglia ha organizzato per il poveruomo, inconsolabile e pieno di rabbia dalla rottura con la fidanzata. Sicuramente i punti forti di quest’opera sono da ricercare nell’immagine pulita e nei dialoghi, che esaltano l’ironia francese anche di fronte a fatti abbastanza desolanti. La piega tragicomica che prende la situazione rende irresistibile la visione, confermando la spietata bellezza di questo genere e la necessità umana di ridere dove ci sarebbe da piangere.

Gros Chagrin – Céline Devaux
Visto da Carlotta Magistris

Gros Chagrin, film vincitore dello scorso Leone d’Oro a Venezia nella sezione cortometraggi, è un flusso di coscienza in prima persona su una storia d’amore che finisce, celebrata in tutte le sue imperfezioni e contraddizioni. Celine Deviaux, che nasce come regista di film d’animazione, con grande efficacia accosta i due protagonisti della vicenda mentre sentono il proprio nido d’amore diventare una prigione ad un’animazione che sembra penetrare i pensieri dei personaggi, creando vivide immagini metaforiche di stati d’animo per i quali le parole non sono mai abbastanza. Quello che ne esce è un mosaico di un’interiorità svuotata che cerca di rimettere insieme i pezzi e un omaggio a ciò che il cinema francese rappresenta per topic, colori e volti.

Kali – David Krippendorff
Visto da Yorgos Kostianis

Dopo essere stato in giuria lo scorso anno, David Krippendorff torna a Concorto con il suo nuovo film ispirato alla irruente interpretazione della canzone Pirate Jenny da parte della leggendaria Nina Simone. Krippendorff ha riadattato il testo, scritto da Berthold Brecht e Kurt Weill per la loro “Opera da tre soldi”, in un rancoroso monologo recitato magistralmente dalla sua musa Hiam Abbass (Blade Runner 2049).
Il titolo del film allude alla dea Kali, venerata nella religione induista come incarnazione del cambiamento ma anche come guerriera vendicativa e castigatrice del male; riflettendo perfettamente le sfumature di oppressione e ingiustizia, tristemente attuali ancora oggi.

Min Börda – Niki Lindroth von Bahr
Visto da Margherita Fontana

Un supermercato aperto 24 ore su 24, un call center, un fast food e un albergo per cuori solitari. Nel profondo della notte, un bestiario antropomorfo inscena uno strambo musical per raccontare la solitudine e le vane speranze della nostra vita quotidiana. Con la sua buffa e inquietante animazione, Min Börda (ovvero Il fardello) si fa amare per l’ironia tagliente che sa tramutarsi in poesia. Gli ambienti che compongono il piccolo universo del corto si specchiano nell’immensità del cielo stellato e la fatica della vita, il fardello, ritorna ad essere insignificante mentre noi animaletti cerchiamo di farci coraggio. L’apocalisse è vicina, più desiderata che temuta. Non stupisce affatto che il raffinato corto dell’artista svedese Niki Lindroth von Bahr abbia collezionato più di 25 premi tra cui anche il Cristal per il miglior cortometraggio al festival di cinema d’animazione di Annecy nel 2017.

Ato San Nen – Pedro Collantes
Visto da Margherita Fontana

Ato San Nen di Pedro Collantes mette in scena l’improbabile incontro tra la spagnola Marisa e il giapponese Hiroshi, stralunato turista. Pur essendo simpaticamente agli antipodi, i due sono entrambi accomunati dall’esperienza della solitudine: lei è vedova, lui sposato ma con la moglie in carcere (per tre anni ancora, ato san nen in giapponese). La paura di restare soli, che pure li spinge a comportamenti bizzarri e a scelte azzardate, alimenta anche il desiderio di comunicare infrangendo le barriere linguistiche e culturali. Chi ha detto che aprirsi al prossimo anche in una lingua per lui incomprensibile non possa consentire di trovare un’intimità? Con questa commedia agrodolce Pedro Collantes torna a confrontarsi con ironia e intelligenza con la cultura giapponese (vedere per credere il suo precedente Serori) e ci ricorda che di fronte al dolore della perdita siamo tutti uguali.

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