Il primo giorno di Concorto 2020 è giunto; in questo anno complesso, surrealista e acrobatico, carico di dubbi e – possiamo ben dirlo – sofferenza, essere arrivati al primo giorno del festival è un traguardo che solo pochi mesi fa sembrava impossibile.
Ma tagliamo corto e veniamo ai film della serata, il vero motivo per cui abbiamo resistito anche quest’anno!
Oggi la serra di Palazzo Ghizzoni a Piacenza si riposa e apriamo le danze direttamente a Parco Raggio, ore 21 (a proposito, i biglietti per il festival si possono acquistare anche online a questo link).
Iniziamo con Después También, delicatissima fiction catalana che racconta la difficoltosa accettazione di una realtà che sembra essere troppo pesante per essere vera; a seguire Genius Loci, splendida e delicata animazione francese; poi il primo film in gara, La quarta parca di Angelica Gallo, regista che sarà con noi per la serata. Breve pausa e poi ci catapultiamo in Grecia per Postcard from the end of the world e in Austria con la straordinaria e cervellotica animazione di Apfelmus.
Chiudono i film in concorso l’iraniano Sona e Darling, che ci porta nel mondo complesso e ricco di pregiudizi di attori e attrici transgender.
Inauguriamo anche la serra notturna di Parco Raggio con Music Riot (qui le recensioni di Carlotta Magistris) e a seguire i brividi weird di Deep Night.
Vi aspettiamo al festival!
Non mancate.
Después También – Carla Simón
Visto da Elena Saltarelli
La cosa che più cattura del nuovo cortometraggio della regista catalana Carla Simón è il silenzio. Si indagano senza filtri tutti quei momenti che precedono l’accettazione e l’espressione di una situazione vista come orribile, inaccettabile. Una di quelle cose che, fintanto che rimangono solo un pensiero, sono amorfe e prive della loro carica negativa; ma una volta espresse, si materializzano e si catapultano nel mondo reale. Edu è un ragazzo a cui, a seguito di un rapporto a rischio, viene consigliato di fare un test per l’HIV. Sotto il sole dell’estate spagnola, la macchina da presa si concentra con stringente sintesi sulla reazione emotiva alla notizia che il protagonista si trova ad affrontare. In bilico tra la giovinezza e l’età adulta, per lui è giunto il momento di fare il passo successivo e rendere reale una cosa che fa paura. Ciò viene reso in modo magistrale senza bisogno di doverlo spiegare a parole, ma avvalendosi dell’immagine e del silenzio, capaci di restituirci una formidabile sintassi emotiva.
Genius Loci – Adrien Merigeau
Visto da Margherita Fontana
Tra le perle di Concorto 2020, c’è senz’altro Genius Loci di Adrien Merigeau. Già vincitore di una Menzione speciale all’ultima edizione di Clermont-Ferrand e tra i corti in selezione alla Berlinale, Genius Loci è un’ode terrorizzata al caos della città. Nella splendida animazione, in cui si distingue il contributo di Celine Devaux – già a Concorto nel 2018 con Gros Chagrin – seguiamo la giovane Reine nell’esplorazione notturna della metropoli. Il corto mette in scena in modo letterale ma straordinariamente efficace l’emergere dello spirito animale dagli elementi antropici della città. Sebbene appaia come una gabbia inospitale, essa si trasforma presto sotto i nostri occhi in un’accogliente foresta, abitata da creature teriomorfe. Viverla e abitarla significa confondersi con essa. Per esprimere questa fusione di umano, animale e artificiale, gli animatori si servono di un repertorio visivo che strizza l’occhio anche alla storia dell’arte, da Picasso al cubismo, passando per Mirò. Un vera poesia visiva.
La quarta parca – Angelica Gallo
Visto da Margherita Fontana
Secondo la mitologia romana, nemmeno gli dei possono cambiare le decisioni delle tre Parche: la prima tesse il filo della vita, la seconda dispensa a ciascuno il proprio destino, mentre l’ultima pone ad esso fine al momento stabilito. Nel cortometraggio documentaristico diretto da Angelica Gallo, La quarta Parca è Sabina Cervoni, una donna che fa parte del programma svizzero Exit e che dunque assiste le persone che hanno scelto di porre fine alla loro vita legalmente. La regista ci conduce attraverso le giornate di Sabina, che vive a Ginevra insieme al figlio, si dedica allo sport e al volontariato: dalla sua voce di donna libera ed emancipata, molto toccata dalla lunga malattia che le ha portato via il fratello, scopriamo la dignità umana che emerge da ogni incontro con coloro i quali hanno scelto l’eutanasia. Senza assumere toni retorici e nemmeno scadere nella banalità del dramma, La quarta parca mostra con delicatezza il profondo significato che assume l’essere padroni della propria vita.
Postcard from the end of the world – Konstantinos Antonopoulos
Visto da Yorgos Kostianis
Una vera e propria testimonianza su come la vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita.
Un paio di anni fa, quando Konstantinos Antonopoulos stava concludendo il suo ultimo cortometraggio, non avrebbe potuto prevedere quanto incredibilmente preveggente sarebbe risultato al proverbiale spettatore del 2020.
Postcards from the end of the world tratta esattamente di ciò che suggerisce il titolo:
idilliache scene dalla, apparentemente monotona, vacanza di una famiglia nell’isola greca di Syros che vengono scompaginate alla svelta da quel che sembra essere l’apocalisse.
Contrariamente all’adrenalina e al caos catastrofico che ormai ci si aspettata da un film del genere, Antonopoulos stravolge le convenzioni concentrandosi sul malessere esistenziale di una famiglia borghese che si trova nell’occhio del ciclone.
La paradisiaca bellezza del Mediterraneo viene abilmente giustapposta al terrore della fine del mondo conferendo al film un’atmosfera quasi surreale; mentre l’attenzione del regista su come la condizione umana si distorce di fronte all’imminente rovina provoca un senso di empatia quasi scomodo.
Apfelmus – Alexander Gratzer
Visto da Irene Pagano
Uccelli esistenzialisti, sentinelle canticchianti e una coppia d’orsi che discutono la complessità del loro rapporto in tono deliziosamente ironico-filosofico: questo è “Apfelmus” di Alexander Gratzer, un corto disegnato e animato in modo geniale che ci mostra tre scene tratte da quello che potrebbe essere un mondo delle fiabe se concepito da ventenni leggermente cervellotici e probabilmente fatti mentre chiacchierano in tranquillità sul divano. Con le sue immagini luminose e un freddo umorismo, “Apfelmus” richiama alla mente quel sentimento terribilmente familiare e leggermente macabro dato dall’osservare qualcosa che avrebbe acceso la nostra immaginazione da bambini e che in qualche modo ancora ci riesce, ma con un nuovo livello di consapevolezza e disagio alla base. Forse, un certo fallimento del nostro bisogno di crogiolarci nella nostalgia che non siamo mai abbastanza pronti a fronteggiare, se non con una battuta buffa e dolceamara meraviglia.
Sona – Maryam Mahdiyeh
Visto da Sofia Brugali
Shirin si reca con i due figli al maneggio dove lavora il marito per rammentargli i propri doveri di padre, ma scopre che ha lasciato l’Iran. Questa la trama di Sona, un cortometraggio che racconta la condizione di una donna abbandonata, obbligata a crescere i figli da sola. Nonostante l’irresponsabilità del compagno e il comportamento distaccato dei suoi colleghi, sintomi di una società ancora legata ai ruoli tradizionali di uomo e donna, Shirin trova uno spazio di conforto: quello della sua interiorità, in cui si rifugia alla vista del cavallo Sona. Seguendo i passi e indagando gli sguardi della protagonista, la regista Maryam Mahdiyeh svela al pubblico le emozioni, i desideri e la forza di una madre.
Darling – Saim Sadiq
Visto da Vanessa Mangiavacca
Darling, cortometraggio vincitore della sezione Orizzonti a Venezia ’19, narra la giornata di Alina, una ragazza trans che si prepara per l’audizione di un’esibizione di danza erotica: in una cultura rigida, repressiva, nonché contraddittoria come quella pakistana, la danza erotica è uno spettacolo ampiamente tollerato, se non apprezzato. L’opera offre un’ampia riflessione su un argomento attualissimo ovvero la raffigurazione di attori e attrici transgender all’interno della cinematografia contemporanea (molto pochi, a partire dall’apparentemente aperta realtà hollywoodiana), vittime spesso di una figurazione distorta e incapace. Lontano dagli stereotipi rappresentativi occidentali, l’occhio di Saim Sadiq riesce ad essere neutro ed equilibrato. Egli racconta mascolinità e femminilità senza eccessi, senza dramma, anzi, getta un faro fondamentale sulla sconosciuta cultura queer pakistana: la comunità LGBT in questione conta infatti tra le 350 e 500 mila persone. Darling è una rivelazione acuta, limpida e raffinata sull’identità sessuale; è un omaggio al sogno bollywoodiano e contemporaneamente una storia d’amore e d’amicizia.
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