Il 25 agosto Christian Fennesz e Lillevan saranno i protagonisti del concerto “Mahler Remixed”, en plein air a Parco Raggio; dopo l’intervista a Fennesz, ecco il frutto della nostra chiacchierata con Lillevan, artista visivo specializzato in animazione, video e sperimentazione con diversi media. Lillevan ha collaborato con molti artisti provenienti da ambiti molto diversi tra loro, dall’opera lirica al montaggio cinematografico, dalla minimal techno all’elettronica più sperimentale. Le sue performance live e le sue opere sono state eseguite ed esposte in tutto il mondo, in numerosi festival musicali e di arti visive, in gallerie private e musei.
“Uno degli aspetti più affascinanti della musica classica è la possibilità di cogliere sempre nuovi dettagli ad ogni ascolto.”
-Ciao Lillevan, puoi dirci qualcosa su “Mahler Remixed”? Com’è nato?
Il progetto è stato commissionato come parte integrante delle celebrazioni per Mahler in Austria. Fennesz e io abbiamo visto questa opportunità come l’ottima occasione per portare la nostra ricerca ad un ulteriore livello, suonando e improvvisando sul lavoro di un compositore affascinante e grande fonte di ispirazione.
-La musica classica fa parte del tuo background?
In casa mia sono cresciuto ascoltando ogni genere di musica. Sono sempre stato molto curioso verso ogni tipo di musica e di arte, e ho un rapporto “inclusivo” quando si tratta di generi e stili, preferendolo a una visione più “esclusiva”. Uno degli aspetti più affascinanti della musica classica è la possibilità di cogliere sempre nuovi dettagli ad ogni ascolto, a distanza di giorni o anni.
-Hai suonato e collaborato con moltissimi artisti appartenenti a un’ampia varietà di generi, dall’elettronica minimal all’opera. Come ti approcci a stili e sensibilità artistiche così differenti? Rielabori ogni volta la tua estetica in base all’artista con cui stai lavorando (o al suo stile) oppure pensi sia più importante considerare ogni collaborazione come un’opportunità per esplorare a fondo e quindi esprimere la tua ricerca artistica?
Diffondo e accetto inviti a nuove collaborazioni in base al potenziale che hanno nel farmi esplorare nuovi aspetti e imparare nuove idee e concetti, in base al potere che hanno di allontanarmi dalla mia “comfort zone”. Senza dubbio l’estetica che costituisce il proprio DNA sarà molto evidente, anche in progetti diversissimi, ma una collaborazione o produzione deve portare in sé la promessa di un passo avanti rispetto al proprio lavoro precedente. Una collaborazione deve sempre risultare in una performance più grande della somma delle sue parti, e non una mera presentazione di elementi creati in precedenza.
-Hai scritto che dopo aver studiato cinema e teoria del cinema, e dopo essere stato molto attivo nella scena cinematografica, a un certo punto hai iniziato ad essere deluso dalla “mancanza di avventura” che percepivi nel mondo del cinema. Credi ancora che ci sia una certa mancanza di “vitalità”? Ti vengono in mente recenti esempi di opere esperimentali e non-narrative costruite intorno a idee interessanti?
La delusione e la disillusione sono spesso punti di partenza per una nuova avventura. Negli anni di cui tu parli era molto più difficile avere accesso a cosa stava accadendo nel mondo. D’altra parte oggi abbiamo accesso a idee e creazioni provenienti da tutto il mondo e ho notato molti esperimenti tecnici e visivi. Ho ancora fame di esperimenti emozionalmente più astratti e più filosofici. L’eccesso di immagini in movimento oggi è creato espressamente per i canali di distribuzione, nonostante le tecniche siano oggi molto più avanzate di quanto sia mai successo nel mondo del cinema prima d’ora.
-La storia del film rimane ancora una fonte di ispirazione per la tua arte?
Sì, assolutamente, allo stesso tempo la teoria del cinema e il cinema regionale sono importanti fonti di ispirazione e di stimolo.
“Un intero mondo può essere creato durante una performance, un mondo che poi scompare e rimane solo nella memoria degli spettatori.”
-Come definiresti l’idea della “musicalità dell’immagine” che è al centro della tua ricerca artistica?
Molto semplicemente, quando una immagine ferma o in movimento causa un impatto sensoriale ed emotivo comparabile all’impatto che la musica può avere su di noi. Uno stormo di uccelli o un evento violento possono anch’essi mostrare la “musicalità dell’immagine”.
-Quanto è importante l’improvvisazione nel tuo lavoro?
Molto importante; l’improvvisazione è comporre in tempo reale, con in più il pubblico. L’improvvisazione è il mio strumento principale e la mia passione, soprattutto quando dialogo con grandi improvvisatori come Christian Fennesz. Un intero mondo può essere creato e formato durante una performance, un mondo che poi scompare e rimane solo nella memoria e nelle emozioni degli spettatori.
-Che ruolo ha per te la tecnologia? Si tratta di un mezzo “neutrale” per creare il tuo lavoro oppure è un altro tema della tua ricerca artistica?
Una domanda molto ampia, non esiste tecnologia “neutrale”. Avendo studiato la storia della scienza all’università – insieme agli studi fatti nell’ambito della teoria del film e della politica – sono molto interessato alla tecnologia, alla sua evoluzione, ai suoi effetti sulla nostra specie, e alle possibilità che mi offre per creare nuova arte. Essenzialmente, mi piace sperimentare e uso le nuove tecnologie per creare nuove forme di poesia visiva; non mi interessa un tipo di arte che fa un mero sfoggio di tecnologia, una “dimostrazione pratica”.
-A cosa stai lavorando al momento?
Ecco una selezione dei miei progetti in atto:
“Crowds and Power” con Morton Subotnick e Joan La Barbara, un lavoro basato sul libro di Elias Canetti e sui recenti fatti politici.
“Silver Apples Revisited – 50th Anniversary” con Alec Empire e Morton Subotnick.
Un nuovo progetto con Fennesz per il 2018.
“Prometheus Institute” – una ricerca sul lavoro del Prometheus Institute a Kazan, in Russia, per mostre ed eventi live.
“Diversidad” in programma a Montevideo, Uruguay, per novembre 2018, una performance solista in cui esamino concetti ed esperienze intorno all’idea di diversità, sociale e naturale.
“Kloing!” – editing della versione DVD della mia collaborazione con la compositrice austriaca Olga Neuwirth.
“Glacier Music” – sviluppo la piattaforma per creare arte con il suono dei ghiacciai, un festival di cui sono direttore artistico.
Intervista a cura di Paolo Ligutti.
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