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a cura di Claudia Praolini

Cosa c’entra il rap con l’educazione all’uso corretto delle tecnologie? C’entra eccome se c’è di mezzo Concorto, come c’entrano tutti quei linguaggi che collegano la scuola al mondo contemporaneo e che spesso vengono ignorati da un sistema educativo non sempre pronto ad accogliere nuove forme di apprendimento. Se da un lato il Festival si è posto fin dal lontano 2002 come un luogo di intrattenimento intelligente, aggregazione e ricerca visuale, le attività formative si sono basate e si basano sull’idea che educare (e per noi educare alle immagini) sia prima di tutto educare al pensiero libero, alla ricchezza della diversità ed alla creatività, elementi che a volte all’interno della scuola vengono visti con sospetto perché uno studente libero, diverso, creativo spesso si riduce ad un problema per una scuola avvezza a porsi degli obiettivi standardizzati.
Ma se nel corso degli anni abbiamo potuto svolgere la nostra funzione in piena libertà progettuale è stato grazie a dirigenti ed insegnanti che hanno condiviso con noi l’importanza di aprire la scuola a nuovi percorsi che avvicinino gli studenti ai linguaggi contemporanei e a una formazione non convenzionale.
Ne è un esempio “Quando i conti non tornano”, un progetto destinato a ragazze e ragazzi delle scuole medie di I grado, basato sul contrasto della moderna ludopatia e sull’educazione all’uso corretto delle tecnologie, sostenuto dal Comune di Piacenza e realizzato da formatori dell’Università Cattolica, Cooperativa L’arco, Associazione La Ricerca e Concorto.
Per fare esperienza delle tematiche trattate nel percorso, abbiamo invitato i nostri giovanissimi studenti un’immersione in quella che da alcuni è ancora considerata una sub-cultura, quella hip hop, utilizzando le parole, la musica e i gesti di questo movimento che ha cambiato la storia della musica degli ultimi cinquant’anni: da tutto questo sono nate tre canzoni e tre video clip presentati ufficialmente il 31 maggio, dove le ragazze e i ragazzi hanno cantato, interpretato e ballato a ritmo di rap.
E non è mancata una lezione di storia perché sì, l’hip hop, anche se non viene insegnato a scuola, ha già una storia ed è una storia che inizia a New York negli anni settanta quando un gruppo di ragazzi afroamericani del Bronx, in un giorno qualsiasi di una rovente estate newyorchese, decisero di non rimanere fermi, schiavi di un’eterna discriminazione, vessati dalla mancanza di lavoro e prigionieri di un ghetto urbano trasformato dalle demolizioni. Organizzando il primo block party scoprirono che stare insieme è meglio che stare da soli e che stare insieme creando musica, trasformando lo spazio urbano con i graffiti o danzando, permette di sentirsi vivi all’interno di una comunità dalla quale arriva l’energia per non smettere di sperare che esista un futuro.
Oggi che viviamo in un tempo dove i mutamenti travolgono tutte le certezze e l’economia sembra aver spazzato via i significati complessi dell’umanità, forse è più necessario che mai imparare un vivere creativo che ci insegni a essere nuovamente liberi.

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