Riprendendo una iniziativa nata nel 2018 e che ha visto – all’interno di Concorto Film Festival – una mostra ospitante le opere di alcuni artisti che negli anni hanno interpretato la locandina concortiana, anche nell’edizione 2019 il festival piacentino non si lascia sfuggire l’occasione di unire il cinema alle arti visive con una esposizione che vede protagonista Giovanna Lopalco alias Pelo di cane, autrice della locandina di questa diciottesima edizione. Con grande orgoglio vi presentiamo qui la sua intervista e vi aspettiamo il 18 agosto alle ore 18 a Palazzo Ghizzoni Nasalli per l’inaugurazione di TT tenero terribile, qui tutti i dettagli!
– Da dove nasce il titolo della mostra?
Cercavo un titolo che fosse un riassunto del mio universo, dei miei personaggi, e delle cose che mi interessano. Il mio è un linguaggio naif, giocoso ma anche un po’ grottesco: TT Tenero Terribile.
– Che opere porterai? Da dove nasce il tuo interesse per gli azulejos?
Esporrò delle mattonelle o azulejos. Il mio interesse per la pittura su ceramica nasce casualmente, da turista in vacanza in Portogallo, anche se questa espressione artistica si sedimenta nel mio bagaglio visivo già dall’infanzia, dalla visione dell’artigianato di Grottaglie in casa mia o della mia famiglia. Della ceramica mi conquista la lentezza del processo esecutivo e la sua complessa semplicità. A livello tecnico dipingere su ceramica somiglia molto all’acquerello, ma ha una grande componente magica: il colore non è “naturale”, ma pura chimica, si dipinge con pigmenti che reagiscono alla temperatura del forno nel processo della cottura. Il fatto di poter apprezzare risultato finale al 100% dopo una lunga attesa mi regala sempre quel fattore sorpresa che mi permette di non annoiarmi o non frustrarmi.
– Come trai la tua ispirazione? Scrivi che le tue opere nascono da “macchie, lasciano spazio agli errori”, com’è il tuo rapporto con l’errare e la casualità?
L’ispirazione nasce dalla quotidianità, dalle cose che vedo e che mi colpiscono. Mi piace molto il mondo botanico e animale, spesso sfoglio libri di piante o faccio passeggiate accompagnata da un taccuino per prendere appunti. Questa abitudine è per me molta cara, perché è una sorta di enciclopedia personale, un esercizio di memoria che mi permette poi di elaborare illustrazioni o progetti più ampi. Quando dico che lascio spazio agli errori voglio dire che ho bisogno di autoingannarmi e dirmi che è sempre una prova, questo mi permette scappare dalla autocensura e dal pudore di fare cose brutte. È la mia ricetta di convocazione delle muse o di contatto con la mia fantasia.
– Quali sono i tuoi prossimi progetti?
In questo momento sto terminando il mio primo cortometraggio d’animazione, è stato un percorso lungo e faticoso. Attualmente ho difficoltà a vedere con lucidità più in là di un mese, quindi continuo a fare quello che sto facendo: saltellare dalla ceramica, all’animazione e all’illustrazione.
– Dato che siamo un festival di cinema, e di corti, e anche tu sei nell’ambito, ci vuoi consigliare un cortometraggio che hai visto recentemente e che ti ha deliziata?
Approfitto per darne due e di animazione: “Love” di Reka Bucsi e “La nostra storia” di Lorenzo Latrofa.
Intervista a cura di Virginia Carolfi
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