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a cura di Claudia Praolini | recensioni a cura di Francesca Marchesini

Ubik è una sezione non competitiva del festival in cui trovano spazio le opere dal linguaggio più innovativo. La ricerca di cortometraggi che sperimentano nuove strade di espressione è una prassi che sta alla base della valutazione e della selezione di tutti i film presenti a Concorto, ma con i corti presenti in Ubik ci si è spinti in territori ancora meno esplorati, dove il confine tra cinema e video arte si fa sempre più labile. È un cinema che parla di sé medesimo, un cinema che rivolge l’occhio verso sé stesso, rivelando senza pudore i meccanismi alla base della registrazione visiva, un cinema che, consapevole delle proprie strutture e del proprio specifico linguaggio, decide di “scoprire l’inganno” ma proprio questa procedura fa sì che lo “svelare” renda la visione opaca, come se il meta-cinema fosse una lente che funziona al contrario, in grado di offuscare gli strati infiniti di cui è composta la realtà e l’esperienza della visione.

I film selezionati 

a cura di Claudia Praolini

A History Of The World According To Getty Images di Richard Misek, Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia, 2022
A Kind Of Testament di Stephen Vuillemin, Francia, 2023
As Time Passes di Jamil McGinnis, Stati Uniti e Turchia, 2022
Jill, Uncredited di Anthony Ing, Canada e Regno Unito, 2022
La Mécanique Des Fluides di Gala Hernandez, Francia e Spagna, 2023

Recensioni a cura di Francesca Marchesini

A KIND OF TESTAMENT

Il cortometraggio di Stephen Vuillemin si sviluppa lungo il confine tra vita e morte, tra realtà e finzione, reso estremamente labile dall’impiego dell’animazione. La protagonista, attraverso il voice over, ci racconta la surreale esperienza di trovare online delle brevi animazioni realizzate partendo dalle sue foto postate sui social network: una donna omonima, più anziana di lei e malata terminale, ha ridisegnato la propria vita partendo da quella della protagonista, lasciando collidere le due differenti identità. L’incontro mediale (e mediato) fra le due donne rappresenta una sorta di testamento dall’aldilà, un monito fittizio nei confronti di scelte sbagliate e ripensamenti che però, con la protagonista, non hanno nulla a che fare.

LA MECANIQUE DES FLUIDES

Gala Hernandez restituisce il disagio causato non solo dalla digitalizzazione delle relazioni, ma anche e soprattutto, l’isolamento sociale e l’incapacità emotiva di gestire il contatto con l’altro. Con un linguaggio innovativo, fatto di immagini costruite virtualmente e spezzoni di video estrapolati da Youtube, che proietta lo spettatore davanti il desktop della regista; La Mecanique des Fluides è un’opera che permette una riflessione profonda sul tema del muro digitale che le persone possono costruire attorno a un io fragile e alle conseguenze psicologiche, all’empatia – o mancanza della stessa – che siamo portati a provare verso chi trasforma le difficoltà in rabbia furiosa… fa tutto questo senza costruire narrazioni moralizzanti, ma presentando un ragionamento da video-saggio brillantemente costruito e personalizzato.

AS TIME PASSES

Nel cortometraggio di Jamil McGinnis le immagini scorrono al ritmo di un orologio immaginario. As time passes riavvolge non solo il nastro, ma il tempo; non racconta una serie di episodi personali, ma regala un’impressione di vita, uno scatto fugace di carezze, danze e giardini in fiore. Ma anche di invecchiamento, morte e pensieri dolorosi. Le scritte che appaiono sullo schermo accompagnano la narrazione senza assolvere a una funzione didascalica, ma completandola – così come fanno suono, narrazione e found footage; contenuto ed espressione il ritmo del battito cardiaco e del pulsare del sangue nelle vene.

JILL, UNCREDITED

Il lavoro di Anthony Ing prende le mosse dal montaggio creativo per restituire frammenti di vita cinematografica. Se il found footage si basa sull’utilizzo con fini artistici di materiale audiovisivo su pellicola, nato in origine per la volontà dei cineamatori di raccontare la dimensione privata, il cortometraggio Jill, uncredited reperisce il proprio materiale dagli archivi delle programmazioni televisive e cinematografiche; l’opera non sviluppa una specifica tematica, ma risemantizza i singoli spezzoni video, attraverso anche l’alterazione del ritmo visivo e l’uso quasi esclusivo di musica extradiegetica, per restituire il bello e il brutto della stessa esistenza umana.

A HISTORY OF THE WORLD ACCORDING TO GETTY IMAGES

Richard Misek ribalta le dinamiche di potere che si sono create nel mondo delle stock images per rivelare al pubblico degli spezzoni video rappresentanti alcuni episodi particolarmente significativi della storia globale. L’obiettivo del regista è quello di restituire allo spettatore il piacere della scoperta, della visione e della conoscenza al di là dei limiti imposti dal sistema dei diritti d’autore – sistema che qui viene contestato non perché a protezione dell’arte, ma a confinamento di materiale pubblico. Il cortometraggio, più che un documentario, è un atto politico.

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