Mentre tentiamo di capire come sia possibile che sia già giovedì, cavalchiamo verso la giornata concortiana!
Ore 18 a Ghizzoni la terza parte del Focus Irlanda, qui le recensioni.
A Parco Raggio serata densa di corti con il nuovo film di Thanasis Neofotistos Route 3, Zhe Li Bu Shi Na Li che dalla Grecia ci porta a Singapore e Dcera, animazione che parla di dolore e perdono.
Día de la Madre ha la musica come vera protagonista mentre Playback. Ensayo de una Despedida ci porta nel collettivo Kalas nato a Córdoba, Argentina. Celle qui porte la pluie è una narrazione di paesaggi emotivi, Ayn Levana ruota attorno al furto di una bici e I Vantan Pa Doden è una tragicommedia dissacrante in tipico stile svedese.
In serra ore 23.30 i film sperimentali di Ubik e al boschetto Any Other Solo live!
Zhe Li Bu Shi Na Li – Nelson Yeo
Visto da Irene Pagano
Joseph Fink una volta disse qualcosa sulla sottile linea semantica tra l’orrore e la bellezza e su come fosse ricoperta di meduse. “Here is not There” di Nelson Yeo tratta di entrambe per, alla fine, non sceglierne nessuna, camminando risolutamente sul confine e rappresentare una tragedia umana illuminata dalla tenerezza. Il suo ritratto della città notturna inquadra perfettamente il fascino ossimorico delle periferie urbane, la bellezza nata nel decadimento. La notte è il momento in cui vivono i lavoratori immigrati a basso salario, infestando il retro dei magazzini e le terrazze dei depositi. Sono ospiti nel paese e, per quanto posseggano poco e guadagnino ancora meno, non sono schiavi. Forse sono più simili ai fantasmi. Non a caso, la storia si svolge poco prima del Hungry Ghost Festival, un festival tradizionale taoista e buddhista che si celebra in alcuni paesi dell’Asia orientale. Durante il Ghost Festival, si pensa che i defunti visitino il mondo dei vivi, i quali li guidano con fuochi e lanterne e gli offrono cibo. Potrebbe essere eccessivo trovare parallelismi tra i defunti e la classe operaia, ma l’emergere da una stasi per avventurarsi nelle ombre di un mondo straniero alla ricerca di cibo e benevolenza potrebbe in alcuni casi richiamare esperienze che i non-ancora-morti hanno vissuto in prima persona.
Muovendosi in questo scenario oscuro e soffuso, i due protagonisti senza nome condividono le storie delle proprie vite, entrambe segnate da un senso di dualità, e trovano conforto l’uno nell’altro con pasti condivisi e regali a tema meduse finchè un imprevisto non li obbligherà a ricordare di essere di passaggio a questo mondo. Da quel punto in poi, dovranno abbandonare l’incantevole e squallido mondo notturno per camminare alla luce, spogliati del conforto e della speranza costruita tra luci ambrate e discorsi di mezzanotte.
Con una meravigliosa fotografia, morbida e tiepida, quasi imprigionata in un eterno crepuscolo, Yeo racconta la storia di due anime sperdute nel vortice dell’esperienza umana.
Dcera – Daria Kashcheeva
Visto da Irene Pagano
“Dcera” è un cortometraggio animato in stop-motion della regista ceca Daria Kashcheeva, che analizza le complessità del rapporto padre-figlia senza utilizzare una singola parola. È stato molto elogiato, tra altri motivi, per l’eccezionale character design (contraddistinto dall’aspetto ruvido e irregolare, simile alla cartapesta, e da occhi estremamente espressivi) e per l’innovativo uso dei movimenti della videocamera a mano, mai adoperati prima in un film in stop-motion. Kashcheeva evoca perfettamente quello specifico tipo di oscurità che le storie d’infanzia possono trasmettere e sfrutta il mutismo dei suoi personaggi non solo come metafora della loro completa incapacità di comunicare l’uno con l’altra, ma anche per suggerire progressivamente quel sentimento di ansia e disagio caratteristico di quella specie di limbo in cui una relazione genitoriale cade una volta che il legame è irrimediabilmente distrutto ma l’affetto, seppure celato e quasi minaccioso, esiste ancora. È molto chiaramente una storia di lutto, non per avere perso una person amata quanto per la perdita dell’amore stesso, destinato a restare inespresso a causa della impossibilità di entrambe le parti di manifestare affetto e di rispondervi. Molto particolare è l’utilizzo del simbolismo legato agli uccelli, di solito connesso a speranza ed evasione, ma qui diventati allegoria del desiderio di morte e del senso di accettazione e sollievo ad esso associato.
Día de la Madre – Ashley Brandon
Visto da Vanessa Mangiavacca
La musica è la protagonista principale di questo cortometraggio autoprodotto e low budget (circa 300 dollari) girato in meno di 24 ore, all’interno del quale i due registi seguono passo a passo le esibizioni di un gruppo di ragazzini della Mariachi Academy: essi stanno per fare irruzione di notte nelle loro case, per celebrare la festa della mamma. Trombe e abiti charro invadono la scena: Dia de la madre è un’istantanea, un breve ritaglio dolce e folkloristico sulla tradizione messicana e sulla figura materna, un ritratto semplice e genuino.
Playback. Ensayo de una despedida – Agustina Comedi
Visto da Sofia Brugali
Cordoba, Argentina, fine Anni Ottanta. La dittatura è finita, ma la repressione continua. Intolleranza sociale e violenza poliziesca, unite all’epidemia di AIDS, gravano sulla comunità LGBT+. In questo contesto nasce il collettivo artistico Kalas, frutto della collaborazione fra tre amiche transessuali: la Delpi, la Colo e la Gallega. I loro spettacoli, nei locali della scena underground, diventano uno spazio di autorappresentazione e espressione, un luogo dove immaginare lieto fini.
La regista Agustina Comedi rielabora vecchie VHS e lascia che sia la Delpi, unica sopravvissuta, a commentare, ricordare, raccontare. La sua narrazione alternativa è un omaggio alle compagne scomparse, che sullo schermo trovano l’immortalità.
Celle qui porte la pluie – Marianne Métivier
Visto da Vanessa Mangiavacca
Quando piove tutto sembra assumere una patina differente: le luci si fanno fievoli e una certa malinconia invade gli spazi circostanti nonché quelli emotivi; è un rituale atmosferico che implica snervanti attese e che conserva ogni volta una funzione mistica.
È un paesaggio forestale e umido quello in cui si rifugia la protagonista di Celle qui porte la pluie in un periodo molto particolare della sua vita: il padre sta morendo. Marianne Métivier realizza un ritratto personale e intimo, strettamente autobiografico: è quasi tangibile la presenza del dolore descritto con silenzi, interrotti dal solo scrosciare della pioggia. Attesa, consapevolezza della morte e accettazione del dolore vengono esorcizzati attraverso l’immagine dell’acqua, per cancellare, purificare e per ricominciare.
Ayn Levana – Tomer Shushan
Visto da Vanessa Mangiavacca
Ayn Levana è un cortometraggio israeliano la cui storia ruota attorno al furto e al ritrovamento di una bicicletta: è difficile rimanere indifferenti davanti all’opera realizzata da Tomer Shushan, capace di svelare attraverso un semplice fatto le incongruenze della realtà socio-politica israeliana e le rigide e nazionaliste politiche migratorie, create su misura per tutelare esclusivamente l’occhio bianco. Sono molteplici i riferimenti che si possono cogliere attraverso una rete di vicende che si snoda attorno ai protagonisti, acutamente posta per sottolineare le contraddizioni e le falle della legge, nonché le ingiustizie che ne derivano: sullo sfondo, nel retro della città, illegalità e criminalità dilagano indiscretamente e indisturbate sotto l’occhio indifferente della polizia. Omer e Yunes rappresentano le due facce della comunità israeliana nonché due classi sociali agli antipodi: la presunzione del primo finirà per cambiare per sempre la vita del secondo, fino a un’umana presa di coscienza che arriverà troppo tardi. Un lungo piano sequenza su Tel Aviv e sulle sue nascoste sfaccettature pone importanti riflessioni e interrogativi sull’equità della legge e il nostro approccio quotidiano verso il “diverso”.
I vantan pa doden – Lars Vega
Visto da Sofia Brugali
Su un lettino d’ospedale, un anziano uomo si preoccupa della carne macinata e dei due vasetti di mostarda lasciati aperti in frigorifero, mentre il figlio vorrebbe conversare su temi più profondi e importanti, per rendere memorabili gli ultimi momenti condivisi con il padre. Si verranno così a svelare dettagli personali, rimasti fin troppo a lungo nascosti….
In questa tragicommedia dissacrante, Lars Vega riflette sulla morte vissuta come un evento quotidiano e per nulla eccezionale.
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