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Mentre i nostri ospiti si stanno godendo una leggendaria gita in Trebbia, il mercoledì concortiano si apre alle 18 a Palazzo Ghizzoni Nasalli con la seconda parte del focus Absolute Beginners (qui le recensioni). Al parco la serata vede ai blocchi di partenza l’affascinante fiction cilena Héctor, il documentario sul kung fu (oh yeah) Practice e la coinvolgente fiction greca Leoforos Patision. La toccante animazione Memorie di Alba apre poi la seconda infornata di corti seguita dalla “rabbia giovane” raccontata in Prendre Feu.
Concludono la serata la delicatissima fiction spagnola Suc de Sindria e Olla, l’atteso cortometraggio di Ariane Labed.
Appuntamento alle 23.30 con il regista russo Nikita Diakur che, all’interno dei Midnite Talks, ci parlerà del suo corto di animazione Fest. Sempre alle 23.30 al Teatro Serra la prima parte del focus Supernature dedicato al rapporto uomo/natura (qui le recensioni) e la seconda parte di Ubik.
A stasera!

Héctor – Victoria Giesen Carvajal
Visto da Vanessa Mangiavaca

La natura ha un ruolo centrale nel cortometraggio diretto da Victoria Giesen Carvajal: essa si impone solenne, selvaggia, drammatica, sembra schiacciare le storie dei personaggi e del suo protagonista, Turco. Il sentimento dei ragazzi adolescenti si muove parallelamente con quello delle sue terre: ognuno di essi è alla ricerca di risposte, di una propria identità e sessualità. Lo stesso suono della natura, assordante, sostituisce parole e dialoghi, essenziali. Contemporaneamente una leggenda si fa largo sulle bocche dei personaggi, quella del diavolo, rappresentazione dell’ignoto e dell’indefinito, come lo stesso volto di Hector. Profonde scogliere, un mare ipnotico, magmatico, fatto di materia e alghe che sembrano riaffiorare dagli abissi si alternano agli sguardi impenetrabili dei personaggi, in un poema dark, capace di guardare oltre gli stereotipi fin’ora visti  sull’adolescenza.

Practice – Iyabo Kwayana
Visto da Margherita Fontana

Girato in un tempio Shaolin a Henan, in Cina, Practice è un viaggio nelle emozioni dei giovani allievi di una scuola di Kung Fu. Attraverso una sapiente combinazione di riprese ravvicinate e vedute aeree respiriamo la concentrazione e la tensione che sono necessarie ai ragazzi per realizzare le coreografie più complesse. Privo di qualsiasi colonna sonora che non sia il ritmo scandito dal gong o il brusio degli allievi, il corto stesso diventa a suo modo un esercizio di meditazione, dal volto del singolo alla forma del tutto

Leoforos Patision – Thanasis Neofotistos
Visto da Yorgos Kostianis

Nel corso della sua vita, una donna deve assumere molti ruoli. Ma in Viale Patision, questi sembrano scontrarsi violentemente l’uno con l’altro. Thanasis Neofotistos riesce a portare a termine la piuttosto impegnativa impresa di girare una lunga ripresa immersiva nel centro di un’ormai senza vita Atene, seguendo una madre single che cerca di ottenere un lavoro di recitazione. Il suo obiettivo la segue mentre passa dall’ottimismo alla disperazione in una rapida spirale, oscillando tra le sue diverse identità contrastanti, dalla madre all’attrice, da sorella a ex moglie e, infine, donna. Fin dalla prima inquadratura il regista dedica apertamente il suo film alla madre, alludendo così alla profonda empatia e comprensione delle sofferenze che prova per la protagonista.

Memorie di Alba – Andrea Martignoni
Visto da Elena Saltarelli

Come un potentissimo faro che rischiara gli oscuri sipari della memoria. Solo una similitudine di questo tipo, qualcosa che ha a che fare con la luce, una luce dirompente ma gentile, mi viene in mente parlando di Memorie di Alba. Breve cortometraggio animato diretto dai registi Andrea Martignoni e Maria Steinmetz, Memorie di Alba è il racconto di un ricordo; Alba ci spiega come si è innamorata di Pierino, l’amico di suo fratello. Il suo racconto si mescola all’animazione e alle riprese d’epoca, in una metafora concettualizzante del processo di ridefinizione di una realtà che è passata e che ora esiste solo nella mente di chi racconta. Ma spiegare i ricordi, raccontarli a qualcuno, permette di creare un ricordo tutto nuovo: quello dello spettatore, che rivive a modo proprio questo episodio del Dopoguerra italiano. La vera potenzialità di questo cortometraggio sta proprio qui: condividere un ricordo permette a ognuno di noi di sentire, in modo del tutto individuale, l’amore di Alba. Un amore, a mio parere, legato a doppio filo con il contesto culturale in cui questo episodio è avvenuto; gli anni Cinquanta di un’Italia bisognosa di riscattarsi, di rivivere, di innamorarsi di nuovo.

Prendre Feu – Michaël Soyez
Visto da Sofia Brugali

Il cortometraggio trasognato di Michaël Soyez ci rimanda al periodo senza tempo dell’infanzia, abbozzandone i contorni nella nebbiosa campagna francese. La natura avvolge silenziosamente i personaggi, intrappolati in una dimensione stregata. La trama rimane sospesa, solo accennata, vaga come i ricordi: una fiaba di paura e incanto, di innocente cattiveria. Una storia statica, di sensazione più che di azione. Un racconto bisbigliato. Nel villaggio immerso nella bruma, due ragazzini tentano di aiutare il piccolo Lou, il cui disagio si esprime nella piromania. Una ragazzina che suona il piano. Due soli adulti: un’anziana signora e un senza tetto. Quest’ultimo, così diverso e poco familiare ai bambini, li attrae e allo stesso tempo ripugna: il mondo dei grandi sembra sempre così insensato e inafferrabile.

Suc de Sindria – Irene Moray
Visto da Vanessa Mangiavacca

Molte sono le ombre che ancora oggi circondano il tema dell’orgasmo femminile. Quante donne vivono la propria sessualità come una condanna: piacere femminile è ancora tabù, come se solo un tipo di desiderio fosse ammesso, quello maschile. Sappiamo come vive la propria intimità una persona trans, omosessuale (dimensione che la regista aveva già indagato nel precedente Bad Lesbian) o come essa è affrontata in culture e religioni lontane. Ma come si può ritornare in pace con il proprio corpo dopo uno stupro? Al di là delle differenze di genere, Irene Moray pone uno sguardo nuovo su di una tematica così delicata, anzi, sceglie uno sguardo doppio: non solo quello della protagonista, Barbara, ma anche quello di Pol, il suo ragazzo. Mettersi a nudo non diventa solo una questione fisica: è spogliarsi di ogni orpello concedendo all’altro la propria emotività. Tra il suono di una risata e di un pianto disperato, Suc de Sindria è la prova di come un amore forte ed equilibrato possa rimarginare ogni squarcio dell’anima.

Olla – Ariane Labed
Visto da Carlotta Magistris

Cortometraggio d’esordio dopo la carriera attoriale di Ariane Labed, Olla è il racconto distopico dai colori caldi del passaggio di una donna in un paese alienato, penetrando all’interno di un micro nucleo familiare pieno di inquietudine, un uomo e la propria vecchia madre, e diventando per esso badante, amante e donna di casa. Una condizione soffocante che sembra trovare una via di escapismo dalla passività a cui sembra condannare attraverso la sessualità, con scene di masturbazione a pranzo e prostituzione spontanea, che in relazione alle scure e depressive scene di sesso in camera da letto assumono un valore di emancipazione forte, quello che porta Olla a lasciare dopo poco la porta di casa da cui è entrata e ad allontanarsi sull’ennesima strada dove c’è soltanto lei.