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a cura di Vanessa Mangiavacca e Yorgos Kostianis

Quanto ci mancano i DJ set al boschetto di Concorto? In realtà quanto ci mancano i DJ set, punto.

A rievocare quella precisa epifania estiva è Andrei Georgescu, intervistato in occasione di Shortcut n. 8! Georgescu è stato nostro ospite nel 2017 con il cortometraggio Candy Crush (2015) all’interno del focus geografico Romania, dedicato al cinema romeno (qui la recensione).

Buona visione, Flat Eric is waiting for you. 

Andrei Georgescu (classe 1989) è un regista rumeno e ha studiato regia alla UNATC I.L Caragiale Film University di Bucarest, Romania. Ha diretto il suo primo documentario all’età di 17 anni, Pot ș-așa ceva (2006), il primo film rumeno sullo skateboard.

Dialoguri terapeutice è stato il suo film di laurea nel 2012: in bianco e nero e girato in 16mm, questo cortometraggio è una satira della “Romanian New Wave” poiché suggerisce che la maggior parte dei personaggi di questa ondata cinematografica avrebbero bisogno di una visita da uno strizzacervelli. Dialoguri terapeutice ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura al 23° DaKino International Film Festival e diversi premi di festival del cinema studentesco.

17 Aprilie verrà presentato al 22° Aubagne International Film Festival, ed ha ricevuto una nomination per la miglior colonna sonora originale e il miglior cortometraggio. È il suo film più personale, tenendo conto del suo background negli sport estremi. 

 

1 – Se dovessi presentare te stesso con solo uno dei tuoi film, quale sceglieresti?

17 Aprilie (2021). Questo corto è il mio film più personale dai tempi di Pot s-asa ceva del 2006, quando ho iniziato a fare cortometraggi. Nonostante io sia stato pesantemente influenzato dalla New Wave rumena nel mio film di laurea (Dialoguri terapeutice, 2012) e dopo aver scelto di dirigere 13 minuti di film in “one shot”, questo nuovo corto si allontana da quel tipo di cinema. È più un film di genere che vorrei estendere in una mini-serie su aneddoti di varie sottoculture urbane come lo skateboarding, il rollerblading e i graffiti. Sarà in anteprima a giugno all’Aubagne International Film Festival e, si spera, anche a Concorto.

2 – Un cortometraggio che metteresti in una capsula del tempo, in modo da conservarlo per le future generazioni. 

– The Devil’s Toy di Claude Jutra – 1966 

Dedicato a tutte le vittime di intolleranza. Questo documentario, prodotto dal The Film Board of Canada, mostra gli albori dello skateboarding nella Montreal degli anni ’60. Mi dà speranza ogni volta che lo guardo.

3 – Il film che guardi quando ti senti malinconico.

– Jobs?Never!! di Jim Greco (nel ruolo di se stesso, e Tom Penny) – 2018

Ci sono molto affezionato perché ho conosciuto molti tipi di dolore e infortuni fino ad ora. Questo corto parla del processo di recupero e di un ritorno in gioco più forte di prima. Una poesia fatta di grande musica, grande montaggio e grande bellezza nel vedere uno skateboarder su pellicola 35mm per le strade di Los Angeles e Roma.

4 – Un’animazione psicotropa che ti risucchia dalla realtà. 

Kid’s Story di  Shin’ichirô Watanabe – 2003

“Perché mi sembra più reale quando sogno che quando sono sveglio? Perché c’è della finzione nella tua verità e della verità nella tua finzione”. Storia simile all’inizio di “The Matrix”, ma adattata all’adolescenza. L’ho visto quando avevo 15 anni e mi è rimasto impresso negli anni, soprattutto perché “ho scelto di credere”. Ha un’atmosfera da fumetto e i personaggi hanno un aspetto piuttosto trippy. Anche il sound design e la colonna sonora sono belli. 

Special mention: 

Monkey’s Teeth di Rene Laloux (1960). La trama è stata creata dai pazienti di una clinica di salute mentale francese. Un dentista ruba i denti dei pazienti più poveri per la sua ricca clientela, finché un mago scimmia non si vendica.

5 – Un cortometraggio che consideri fondamentale nella storia del formato corto.

Toute la mémoire du monde by Alain Resnais – 1956

Documentario storico che vi porta in un viaggio nella Bibliotheque Nationale du Paris. Un must per ogni appassionato di cinema, ci sono alcune inquadrature incredibili che creano la sensazione di essere in un luogo magico o surreale. Precede l’atmosfera di Twilight Zone e può essere visto come un esercizio per quello che Resnais ha raggiunto con “L’anno scorso a Marienbad”.

6 – Un cortometraggio che ti lascia imbambolato e senza parole davanti allo schermo.

Six Shooter di Martin McDonagh – 2004

Un riscaldamento per il suo film di debutto In Bruges. Il personaggio di Brendan Gleeson è praticamente lo stesso in entrambi i film e ritengo che questo corto possa essere considerato come il suo prequel. Includerei anche in questa categoria Dekalog 5 di Krzysztof Kieslowski, anche se è lungo 57 minuti (e non è proprio un cortometraggio) perché mi ha davvero scosso all’epoca e mi ha perseguitato molti anni dopo.

7 – Un cortometraggio che ti fa sentire in vena.

– Being Flat by Quentin Dupieux – 2015

Flat Eric sta facendo dei provini a persone che lo possano interpretare. Alcuni ballano, altri no. Buon divertimento!

8 – Qual è il tuo più bel ricordo di Concorto?

Stare alzati fino a tardi la sera e divertirsi con tutti voi a Parco Raggio dopo aver visto bei film sul grande schermo. E naturalmente il vino della Tenuta Pernice e il Dj set di Sven al closing party del 2017.