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a cura di Vanessa Mangiavacca e Yorgos Kostianis

Seconda tappa (le scorciatoie hanno tappe? sì) di Shortcut. Per questa intervista abbiamo aperto i cassetti visionari di Boris Labbé, che ha partecipato a Concorto nel 2018 all’interno del focus UBIK con l’animazione La chute.

Boris Labbé, classe 1987, nasce a Lannemezan, nel sud della Francia. È grafico, video artista e filmmaker. Studia alla School of Art and Ceramics di Tarbes e all’EMCA di Angoulême (École des métiers du cinéma d’animation) e nel 2012, il suo primo progetto, Kyrielle, vince il Premio Speciale della Giuria destinato ai Film di Diploma al Festival di Annecy. Lo scardinamento dello spazio e del tempo cinematografico restano una costante all’interno delle sue opere, principalmente animazioni e installazioni. Le tecniche che Labbé impiega, principalmente quella del looping, sono sempre funzionali e parte integrante di ogni sua sperimentazione, profonde riflessioni sui concetti di ciclicità, evoluzione, perdita e ritorno. Ne sono esempio i suoi cortometraggi, Rhizome (2015) e La Chute (2018), mostrati in più di 300 festival internazionali.

1 – Se dovessi presentare te stesso con solo uno dei tuoi film, quale sceglieresti?

Kyrielle di Boris Labbé – 2011

Kyrielle è il mio film di diploma, realizzato all’EMCA nel 2011. Si tratta di un progetto che mi ha lanciato sulla scena dei festival e delle esposizioni, è sempre bello mostrarlo. I bambini vi vedranno le animazioni divertenti e colorate che li attraggono, gli adulti forse sentiranno una certa sensazione di solitudine, incontro o separazione tra gli individui. Kyrielle mostra la vita come un labirinto nel quale ognuno di noi cammina senza sapere per cosa sta camminando. Purtroppo questo è solo un trailer, il film non è disponibile interamente online.

2 – Un cortometraggio che metteresti in una capsula del tempo, in modo da conservarlo per le future generazioni. 

– Inhabitants di Artavazd Pelechian – 1970

Ho scoperto il film Inhabitants qualche anno fa, ma il suo ricordo è rimasto impresso in me. Si tratta, a mio parere, di un’opera cinematografica sperimentale di grande qualità, il cui tema mi tocca particolarmente. Forse, se l’uomo dovesse scoprire questo film tra qualche centinaio d’anni, potrebbe prenderlo come una testimonianza delle nostre azioni sul mondo, soprattutto per quanto riguarda l’estinzione massiccia dell’ecosistema animale e vegetale. È un peccato non vi sia un video di qualità migliore su internet.

3 – Il film che guardi quando ti senti malinconico.

– Crac! di Frédéric Back – 1981

Non guardavo questo film da tanto tempo, ma è sempre un piacere vedere un’opera di Frédéric Back. Crac! è un film che mi sembra generoso sotto più punti di vista, vederlo fa bene. 

4 – Un’animazione psicotropa che ti risucchia dalla realtà. 

Fire (Pozar) di  David Lynch – 2015

David Lynch è uno dei miei registi preferiti, mi piace quasi tutta la sua filmografia, a partire dai suoi cortometraggi fino ai lunghi più conosciuti dal grande pubblico. 

Con Fire (Pozar) Lynch ritorna forse sui suoi primi amori, i disegni, la pittura e l’animazione, liberandosi espressamente dal voler raccontare qualcosa di direttamente comprensibile. È una vera esperienza  che ci immerge in uno strano incubo, con la musica sontuosa di Marek Zebrowski.

5 – Un cortometraggio che consideri fondamentale nella storia del formato corto.

– Canon di Norman Mc Laren – 1964

Anche Norman Mc Laren è un regista che ritengo molto importante. Canon non è tra i suoi film più famosi ma per me rappresenta un momento molto speciale. Credo che tecniche di looping di questo calibro non siano mai state viste nella storia del cinema, in più vi è una volontà quasi didattica di far comprendere i principi tecnici messi in gioco. Sarà di ispirazione per Zbigniew Rybczyński con Tango, Michel Gondry e altri… Allo stesso modo la musica è straordinariamente moderna per l’epoca.

6 – Un cortometraggio che ti lascia imbambolato e senza parole davanti allo schermo.

– Rosalie di Walerian Borowczyk – 1966

Primo film “live action” di Walerian Borowczyk dopo aver fatto soprattutto animazione, Walerian Borowczyk realizza un cortometraggio che è minimalista nella forma ma che resta travolgente per la vicinanza della recitazione dell’attrice del testo adattato da Maupassant, intervallato da inserti di oggetti animati frame per frame. 

7 – Un cortometraggio che ti fa sentire in vena.

Fest di Nikita Diakur – 2018 

Fest ci fa vedere una festa di quartiere un po’ isterica, con musica elettronica, ballerini, youtuber GoPro avidi di emozioni forti, camion e droni!

8 –  Cosa ti manca di più dei festival cinematografici?

Mi mancano i festival soprattutto per il loro lato conviviale, l’incontro con il pubblico e con altri registi. Naturalmente, è anche un momento per vedere film di qualità al cinema, retrospettive, mostre, ecc.

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