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Incredibile a dirsi ma mancano solo tre giorni alla conclusione di Concorto 2017! Tuttavia, queste 72 ore rimaste ci riserveranno non poche sorprese.
Iniziamo oggi alle 18 in Palazzo Ghizzoni Nasalli con la seconda parte del focus Romania, un quartetto di film accomunati dalla tematica “Absolute beginners”, qui le recensioni.
Le proiezioni serali inizieranno come di consueto alle 21 con La Viaggiatrice di Davide Vigore, la stoia di Hind, giovane badante che lavora per un’anziana signora; excursus nel concorso BORDERS con Makhno di Sandro Bozzolo e di cui siamo felici di avere ospiti i due compositori della suggestiva colonna sonora Alessio Dutto e Francesco Torelli (qui la recensione del film). Proseguiamo con l’enigmatico Helga är i Lund di Thelya Petraki e con il commuovente My mamma is bossies della regista sudafricana Naomi van Niekerk, un’animazione che toccherà i cuori dei più melomani. Di All my happy Friends abbiamo ospite il regista Paul Howard Allen, che verrà intervistato live sul palco. Concludiamo con la tripletta Le phénomène de Raynaud di Lionel Nakache, in cui una comparsa, figura marginale per eccellenza, in questo cortometraggio si riprenderà il suo spazio, con Tühi Ruum di Üli Pikkov ovvero l’incredibile storia di un ufficiale estone e del suo insolito regalo per la figlia, e con Guillaume à la dérive di Sylvain Dieuaide, una storia kafkiana ma quanto mai plausibile.
A seguire in serra alle 23.30 la quarta parte del focus Argentina (qui le recensioni) con Christopher Thomson in rappresentanza del film Extremos – Viaje a Karukinka. Nel frattempo il Bleech Festival anticiperà l’appuntamento settembrino con il concerto dei San Diego alle 23.15 nell’ormai famigerato boschetto. A mezzanotte e un quarto recupereremo sullo schermo principale i corti della sezione Mockumentary.
A seguire, l’intervista a Stephanie Cadoret, regista di Mon homme (poulpe), l’intervista a Ingrid Heiderscheidt e François Maquet, interpreti principali del film CALAMITY e le recensioni dei corti oggi in concorso!

La Viaggiatrice – Davide Vigore
Visto da Elena Saltarelli

Hind è una giovane donna che lavora come badante per un’anziana signora. Ogni giorno i gesti che compie si ripetono, sempre uguali a loro stessi: dare le medicine, innaffiare i fiori, lavare la paziente, pregare. In questo soffocante loop lei sogna di ritrovarsi con Yasir, suo amore lontano, balla da sola, ascolta i vicini di casa fare l’amore. Nei dialoghi di Hind con sé stessa ascoltiamo, come in un flusso di coscienza, ciò che Davide Vigore vuole trasmetterci con questo cortometraggio: l’inalienabile sacralità della libertà, tra il sole di Rabat e gli ordinati quartieri residenziali italiani, il tempo che ci scappa dalle mani come acqua, il coraggio di cambiare, modificare, plasmare la nostra esistenza. Così come nella nozione di sacro è sempre presente l’elemento del sacrificio, così l’affermazione “La giovinezza è importante” acquista valore nella bocca dell’anziana, consegnandoci un prodotto che, in modo dolce e pulito, ci esorta all’azione più che alla riflessione.

Helga är i Lund – Thelya Petraki
Visto da Silvia Alberti

La mente di una donna è annebbiata da oscure fantasie e ansie: il senso terribile di vuoto che potrebbe far seguito alla morte, la vita come preparazione alla morte, il suo essere totalmente aggiogata alle altre persone della sua vita. È una madre, ma vive ancora con la madre e il padre, il quale gravemente malato è causa di una continua tensione. Se recarsi da uno psicoanalista sembra l’opzione più ragionevole, questa illusione viene spezzata da una telefonata che quest’ultimo riceve. La telefonata non fa altro che aumentare i dubbi; chi è Helga? dove si trova Lund?

My mamma is bossies – Naomi van Niekerk
Visto da Margherita Fontana

Il delicato cortometraggio di Naomi van Niekerk è una poesia animata dedicata a un rapporto non perfetto tra una madre un po’ stravagante e la figlia. Al momento della sua scomparsa, le sue stranezze, la sua esuberanza restano ricamate nel tessuto dei ricordi. Ispirato a una lirica della poetessa Jeanne Goosen, che ascoltiamo recitata dalla nota attrice sudafricana Elize Cawood, il corto è realizzato con la tecnica della powder animation in un elegante bianco e nero. Malinconico, senza essere melenso.

Le phénomène de Raynaud – Lionel Nakache
Visto da Silvia Alberti

L’attrice protagonista si rifugia in una macchina anni ‘60 per ripassare la sua parte. Viene però subito interrotta da una comparsa, che sentendosi costantemente esclusa, approfitta della situazione per esercitare il potere che non le viene dato. Compare quindi una pistola, l’atmosfera diventa tutto d’un tratto di ghiaccio; finalmente alla ragazza viene data l’attenzione che tanto richiedeva. Una situazione esasperata che dà voce alle frustrazioni del popolo degli invisibili.

Tühi Ruum – Üli Pikkov
Visto da Elena Saltarelli

Questo cortometraggio, nato dalla mente del regista di film d’animazione estone Ulo Pikkov, racconta l’incredibile storia di un ufficiale estone che, durante un periodo di forzata cattività causata dal Grande Terrore Sovietico, costruisce per la figlia una casa per le bambole a immagine e somiglianza della casa natale, che è stato costretto a lasciare a pochi mesi dalla nascita della bimba. Questo regalo viene poi donato alla ragazzina per il suo decimo compleanno, che lo accoglie con la diffidenza di una figlia che rivede il padre, creduto morto, dopo dieci anni. Sullo schermo viene proiettato lo scenario immaginifico di un padre nei riguardi di una figlia mai vista, edulcorato da una mente che cercava di trascendere gli orrori della guerra. Colpisce la dualità tra un immaginario onirico fortemente emozionale e l’attinenza alla realtà documentaria (per costruire il set vennero usati i pezzi originali dell’arredamento della casa delle bambole del padre, ndr); viene così confezionato un prodotto il cui episodio sotteso contribuisce a creare una ferita che ne esalta, indubbiamente, l’efficacia.

Guillaume à la dérive – Sylvain Dieuaide
Visto da Carlotta Magistris

Cortometraggio francese del 2016 di Sylvain Dieuaide, Guillaume à la dèrive è la situazione kafkiana in cui si ritrova Guillaume il giorno del suo licenziamento dopo aver conosciuto Tom, il suo sostituto. Come dentro a un incubo, Tom sembra impadronirsi una dopo l’altra di tutte le cose che definisco il protagonista come persona: prima il suo lavoro, poi l’amore, la famiglia fino ad arrivare al paradossale regalo di compleanno, consegnato all’altro, eventi a cui lui sembra reagire con una sconforto remissivo quasi surreale quanto il finale, che si presta a un’interpretazione assolutamente aperta. Esteticamente molto curato, la regia strizza l’occhio all’estetica dolaniana che ha definito stilisticamente il cinema dell’enfant prodige, in particolare nella scena del dialogo in macchina, primo e unico contatto ravvicinato fra Guillaume e Tom, punto nevralgico della vicenda rappresentato all’interno della vettura, che assume i connotati di un luogo di conversazione di un’intimità quasi forzata.