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Ci siamo! Oggi inizia la ventunesima edizione di Concorto e non poteva mancare l’ormai tradizionale appuntamento con i Giornalieri, ovvero le recensioni dei film in programma day by day.

Apriremo le danze alle ore 21 a Parco Raggio (ma ormai lo sapete, vi aspettiamo dalle 20 per cenare insieme a noi nel boschetto) e proseguiremo fino a tarda notte grazie alle proiezioni notturne in serra delle ore 23.30; in programma ComiComedy e Guilty Pleasures.

E ora, spazio alle recensioni dei film in concorso!

Gare au Fenwick – Adrien L’Hommedé
Visto da Anna Vullo

Con sguardo tetro e una musica stridente in sottofondo, Alan saluta i suoi genitori a quella che sembra essere la loro ultima cena insieme. Allontanatosi dal nido familiare, viene catapultato nel mondo del lavoro, il cui nome è nel suo caso: il cantiere C.A.C.E.S. LAND. Un paese idilliaco, a detta del datore di lavoro, si rivela essere una prigione senza uscita, fatta di cucine bianche laccate e come unico menù zuppe Andy Warholiane, per di più in polvere. Con Gare au Fenwick, in prima mondiale a Concorto, Adrien L’Hommedé riesce a esternare e a rendere palpabile l’alienazione subìta in certi posti di lavoro, che portano l’operaio a lasciare le vesti di uomo e diventare una macchina, in questo caso: una Fenwick H25.

Ice Merchants – João Gonzalez
Visto da Francesca Marchesini

Il cortometraggio diretto da João Gonzalez è in grado di trattare con la leggerezza – e non superficialità – che caratterizza le opere d’animazione due tematiche piuttosto corpose: i danni causati dalla crisi climatica e la morte di un genitore. Ice Merchants segue le vicende di un padre che, dopo la morte della moglie, cresce da solo il figlio e continua a portare avanti il proprio inusuale mestiere, mercante di ghiaccio; l’equilibrio famigliare sarà (nuovamente) messo a dura prova con l’innalzarsi delle temperature. Il lavoro non presenta alcun dialogo, lasciando che le immagini coinvolgano pienamente lo spettatore. Il risultato è teneramente dolceamaro.

The water murmurs – Story Chen
Visto da Francesca Marchesini

“L’acqua dorme mentre la gente soffre” profetizza la cantilena su cui si apre l’opera filmografica realizzata da Story Chen, cortometraggio dal contorno sci-fi apocalittico (un meteorite colpisce la terra provocando un continuo innalzamento del livello dell’acqua) che sfiora con delicatezza il tema dell’abbandono dei luoghi e delle persone del passato. Nian ripercorre le strade della propria cittadina prima di lasciarla con la madre per fuggire verso nord; durante questo “pellegrinaggio” incontra Tian e Mr. Peng, rivivendo così i tempi in cui praticava nuoto con il primo e trascorreva l’infanzia sotto la custodia del secondo. Andarsene oppure restare? La protagonista di The water murmurs non si trova a combattere contro questa scelta, però il pubblico osserva come lei e il suo mondo subiscano le decisioni prese da altri.

Two sisters – Anna Budanova
Visto da Chiara Ghidelli

Al confine di una foresta buia e misteriosa, due corpi di donna identici percorrono i loro spazi fondendosi e confondendosi. In una dimensione tribale dove la paura è scacciata da danze e gesti rituali sempre uguali a loro stesse, i corpi delle due donne esplorano un rapporto di sorellanza che verrà presto messo alla prova. Attraverso un’animazione dalla cromia essenziale e dall’estetica che richiama un immaginario fatto di forme primitive, Anna Budanova racconta per immagini un percorso di crescita, nonché la dolorosa evoluzione di un rapporto apparentemente inscindibile. Giocando sulla somiglianza e la sostituzione delle forme e delle identità, Two Sister mette in luce quanto l’arrivo dell’ignoto e dello sconosciuto faccia emergere differenze e sfumature verso un più maturo delinearsi di personalità e consapevolezze. Un racconto di conservazione e reazione all’imprevisto, all’esterno e al perturbante. 

Buon Natale – Viren Beltramo
Visto da Chiara Ghidelli

 

Nel freddo del giorno di Natale, padre e figlia viaggiano insieme verso un tradizionale pranzo di famiglia. Districandosi tra momenti di tenerezza e attimi di impaccio, i due sperimentano l’incapacità di relazionarsi con un ambiente che conoscono ma che gli è allo stesso tempo totalmente estraneo. Chiudendoli in una casa famigliare che diventa microcosmo di una società che non sa comunicare, Buon Natale racconta gli attimi di una disperata ricerca di autenticità. Un padre che soffre la sua assenza e una bambina capace di trasformare ogni pesantezza in momento di gioco vivono una storia unica ma allo stesso tempo una storia di tutti, accostando un doloroso e silenzioso realismo ad una fantasia ad occhi aperti capace di dare magia alla più comune realtà.  

High Sky Low Land – Maria Eriksson-Hecht
Visto da Chiara Ghidelli

Sotto un sole che brucia i campi e in un silenzio rotto solamente dal vento, una bambina porta a spasso tre dei suoi cani. A casa, un padre bloccato a letto, immobilizzato da un malessere invisibile e ormai troppo profondo. È così che ha inizio una storia di una crescita avvenuta troppo presto e di un’infanzia forzatamente rimossa. In un’indagine intima e sofferta, Maria Eriksson-Hecht riesce a raccontare l’identità di una bambina inconsapevolmente costretta a vestire un ruolo che non le dovrebbe appartenere, sostituendo una perdita mai superata, ovvero quella della madre. Racconto e analisi dell’atto del prendersi cura a costo di perdere la propria innocenza, High Sky Low Land riesce a pesare e dosare ogni emozione codificandola in gesti e situazioni. Un percorso verso il superamento di una frontiera invisibile.

On my Mind – Martin Strange-Hansen
Visto da Chiara Ghidelli

Un vecchio bar vuoto, una coppia di proprietari, un uomo cupo arrivato per caso a bere del whisky. Un karaoke. In un surreale paese nordico prende così vita l’insolito quadretto messo in scena dal danese Martin Strange-Hansen nel suo On My Mind, breve storia parzialmente autobiografica che spalanca gli occhi a ciò che si cela dietro al gesto più semplice e apparentemente leggero come una canzone cantata in un karaoke senza pubblico. Con la capacità di disorientare passando dai toni del grottesco e dell’assurdo a quelli del dramma più sentito, On My Mind riesce a portare in una dimensione che potrebbe essere ovunque e da nessuna parte, verso l’universalità di una storia in cui il tempo scorre tragicamente e inevitabilmente in un’unica direzione. Un tempo che corre verso un unico obiettivo, in mezzo alla leggerezza di chi non si ferma a chiedersi cosa possa significare: cantare un’ultima canzone.

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