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Arrivato anche il martedì concortiano con una super novità, il primo pomeriggio dedicato a Concorto Kids! Appuntamento alle 16.30 alla Galleria Ricci Oddi, qui tutto il programma.

Ore 18, sempre alla Ricci Oddi, secondo slot dei corti EFA.

Ore 20 cena sotto le stelle a Parco Raggio, ore 21 i corti in selezione ufficiale e dalle 23.30 i corti nottambuli di UBIK e del Focus Colombia.

Once there was a sea… – Joanna Kozuch
Visto da Francesca Marchesini

Questo cortometraggio di animazione delinea con tratti neri e blu il prosciugamento del lago di Aral tra inquinamento industriale, operazioni militari e loschi profitti. A metà tra il documentario e la caricatura grottesca, la regista affronta il tema del disastro ambientale ripercorrendo i racconti degli abitanti del posto. La sparizione di questo “mare” assume così connotazioni fantascientifiche, ma tristemente verosimili. Il lavoro di Joanna Kozuch, ispirato da tre suoi recenti viaggi nell’area del lago di Aral, mette in guardia il pubblico sui pericoli dello sfruttamento ambientale celando del giustificato allarmismo sotto racconti dai contorni quasi popolari.

Uncle Tudor – Olga Lucovnicova
Visto da Vanessa Mangiavacca

Vincitore dell’Orso d’Oro per il miglior cortometraggio nel 2021, nel corso dell’ultimo anno Nanu Tudor è stato presentato in numerosi e prestigiosi festival internazionali colpendo per la potenza e il coraggio del suo racconto. Olga Lucovnicova non teme di scavare nella sua infanzia e riportare alla luce alcune immagini dolorose e non più confuse, lucide con l’emergere dell’età adulta, legati a un tentativo di stupro da parte dello zio. Le pareti di una casa circondata da affetto, gli elementi rurali e la narrazione trasognante ci illudono e nel momento in cui ci convinciamo che il film sia un nostalgico viaggio tra i ricordi, scopriamo la verità. Attraverso un maturo e razionale faccia a faccia, Olga riesce a strappare una confessione che tende nuovamente a giustificare l’abuso effettuato. Il seme della violenza si nasconde tra le fotografie e i ritagli di una famiglia apparentemente perfetta e brutalmente complice e la tensione del film si modella su questo elemento inaspettato per denunciare quelle depravazione, a testa alta e con estrema lucidità.

Tchau Tchau – Christèle Alves Meira
Visto da Chiara Ghidelli

Dal freddo sguardo di una webcam, nonno e nipote trascorrono insieme attimi di ingenua e sana felicità, costruendo una fitta rete di ricordi virtuali e allo stesso tempo vividamente reali. Quando la piccola bambina verrà però travolta da una brutta notizia, troverà nuovi modi per toccare con mano e sentire vicine a sé emozioni a lei negate. Ambientato nel nostro più recente passato, Tchau Tchau ci riporta alla mente storie di persone comuni che hanno vissuto traumi che non possono essere dimenticati. Raccontando un’epoca fatta di distanze di sicurezza capaci di imporsi su ogni tipo di affetto e di dolore, il corto francese rispetta l’urgenza di bloccare nel tempo e testimoniare momenti storici che hanno segnato le storie di molti. Ibridando all’estetica cinematografica quella dei mezzi di comunicazione virtuale che ormai ben conosciamo, Cristèle Alves Meira riesce ad elaborare un racconto che urla all’assurdità della storia recente portandole allo stesso tempo un delicato rispetto.

Dawn – Leonor Noivo
Visto da Francesca Marchesini

Dawn ricostruisce il desiderio di scappare, il lento affievolirsi dei desideri in favore della vita vera. La narrazione di quest’opera portoghese sviluppa al contempo una e molte vite, ogni personaggio femminile presente nel film esiste nello stesso modo ed è intrappolato nel medesimo spazio, sia fisico che mentale; questo racconto polifonico è però anche estremamente intimista e privato: Isabel ricerca nella propria memoria la madre e le motivazioni della fuga di quest’ultima. Il cortometraggio risulta interessante soprattutto per le scelte compiute sul piano dell’espressione del contenuto ovvero su come rendere tangibile e materica la volontà di Maria, madre di Isabel, di appartenere a una realtà differente dalla sua. La natura è un elemento portante della poetica visiva di Leonor Noivo, dove foreste e fiumi invadono anche il corpo umano lasciando sulla pelle i segni della lotta contro il confinamento spirituale.

Zoon – Jonatan Schwenk
Visto da Vanessa Mangiavacca

“Meglio un giorno da axolotl in calore che cento da umano”, viene da pensare guardando l’ultima fantastica – e fantasiosa – animazione di Jonatan Schwenk, presentata in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2022 e ora in anteprima italiana a Concorto. Il suo nome non è di certo nuovo al pubblico concortiano, vincitore dell’Asino d’oro nel 2018 con il cortometraggio Sog: con Zoon il mondo animale diventa nuovamente strumento di lettura dei comportamenti umani attraverso sottili allusioni metaforiche. L’atmosfera cupa del lavoro precedente lascia spazio a un branco felice e scintillante di graziosi axolotl (la salamandra acquatica messicana) nel pieno della loro carica ormonale: nel mezzo di una foresta, si divertono nel lussurioso gioco del corteggiamento finché altri esseri, molto più grandi e su due zampe, iniziano a cibarsi di loro. Tra stop motion, animazione 2D, 3D, marionette e fasci luminosi, Schwenk realizza una spensierata parentesi di 4 minuti (per cinque anni di lavorazione) nella quale imbattersi cercando significati o semplicemente perdersi.

Will my parents come to see me – Mo Harawe
Visto da Francesca Marchesini

Farah è un giovane ragazzo somalo condannato a morte, il cortometraggio ne racconta l’ultimo giorno di vita e gli incontri con alcuni personaggi: una guardia carceraria, un Imam, un rappresentante del tribunale. Con continue inquadrature fisse, Mo Harawe mette in scena il dolore del rifiuto famigliare, l’assenza di figure di riferimento che consolino Farah nel momento più devastante della propria vita. Will my parents come to see me, con una sceneggiatura povera di dialoghi e un’emotività dipendente dalla decisiva espressività degli attori, è anche la storia di chi ha accompagnato tanti ragazzi come questo al patibolo; il film si apre e chiude sulla stoica figura della guardia carceraria, dalla cui gestualità riusciamo a cogliere un’empatia sincera.

The Fourth Wall – Mahboobeh Kalaee
Visto da Virginia Marcolini

È attraverso gli occhi di un bambino che entriamo nel mondo animato della cucina di casa sua, che da semplice stanza si trasforma in rappresentazione fantastica delle dinamiche familiari vissute. Da bravo ospite, il bambino ci presenta la madre -lavatrice-, il padre -frigorifero-, il loro rapporto e poi ci racconta dei suoi sogni. Tra questi un fratellino, con cui potrebbe finalmente (ri)fuggire i litigi dei genitori e la noia della solitudine. Anche se raccontato con grande candore, il film trasmette un’inquietudine che confonde e turba, e che non si scioglie mai veramente, se non con lo svelamento della realtà.